Breve resoconto di esperienze con lo yagé, consigli sulla preparazione, sui rischi e sulle controindicazioni
FONTE: http://m.elpais.com.co/elpais/cali/noticias/yage-guia-sobre-mitica-bebida-debe-tomar-ligera
Dopo il caso di Henry Miller, un giovane inglese di 19 anni che é morto nel Putumayo dopo aver bevuto yagé durante un rito tribale, El País ha consultato alcuni esperti in materia a proposito dei rischi per la salute che può comportare il bere questa bevanda, in tutti quelli che cercano questa esperienza con la pratica ancestrale.
Sembra che i rischi del bere lo yagé, conosciuto anche come ayahuasca, dipendano dagli antecedenti clinici e mentali della singola persona.
La psichiatra Delia Hernán, specialista in dipendenze e direttrice di Fundar Colombia, ONG dedicata alla prevenzione e riabilitazione dalle dipendenze, spiega che l’ayahuasca (una pianta il cui nome scientifico è banisyeriopsis caapi) è una liana che i Taita mescolano con altre piante conosciute popolarmente come chacruna e changropanga.
La mistura di queste piante produce la sostanza denominata dimetiltriptamina, che é associata allucinazioni. “Se la liana non viene mescolata con queste altre sostanze non produrrà allucinazioni”, spiega la Hernández.
Allo stesso modo Jorge Quiñónez, medico di Orivac (Organizzazione Regionale Indígena del Valle del Cauca) ci dice che la dimetiltriptamina é considerato uno stimolante e che l’estratto della pianta contiene diversi elementi che possono produrre sintomi come vertigini, nausea e vomito. “I sintomi sono molto forti”.
Gli specialisti raccomandano che chi vuole sperimetare il ritiro sciamanico non deve essere affetto da cardiopatia o qualsiasi alterazione del sistema circolatorio o cerebrale, perché è possibile che si presenti un aneurisma (dilatazione si una vena o un’arteria) che potrebbe portare a un infarto o una lesione grave.
Allo stesso modo, se la persona ha una malattia mentale e partecipa al rituale, potrebbero scatenarsi episodi di psicotici.
“La morte con lo yagé è rara, il caso sopra riportato [ n.d.t. ] deve essere stato perché la persona aveva una patologia precedente che lo ha reso vulnerabile ai componenti della sostanza.” Dice la dottoressa Hernández.
Processo per prendere lo yagé.
Prima
Prima di bere lo yagé la preparazione è tutto un rituale. L’ayahuasca viene sottoposta a un processo di cottura che può durare piú di 24 ore: normalmente durante questo processo si intonano canti.
Tutto dipende dalla tribú. Quelli che prenderanno la bevanda non possono mangiare carne il giorno prima, solamente frutta, verdura e acqua. In mezzo ai canti che si fanno durante la cerimonia, si convoca uno strumento che si chiama guaira.
Il Taita, che ha preparato la bevanda, fa un rituale in cui invoca lo spirito per la cerimonia, chiede alla persona che vuole bere lo yagé perché vuole farlo, e glielo dà. È una bevanda che può essere verde o scura come il caffè, e amara.
Durante
Dopo aver bevuto questo bicchiere di yagé, si presentano varie fasi. La prima è conosciuta come la fase della purga, può arrivare dopo 15 o 20 minito e in alcune persone possono apparire vomito e diarrea.
Successivamente arriva la fase delle allucinazioni, in cui possono apparire immagini, ricordi dell’infanzia. Alcune persone hanno episodi in cui apparentemente si confrontano con paure profonde, alcuni sentono che gli parla la voce della propria coscienza.
Questo può durare alcune ore. Finalmente la gente cade in una specie di desiderio di dormire, di raccoglimento. Ci sono persone che durante una cerimonia possono bere yagé varie volte, bevono piú di un bicchiere.
Dopo
Il processo completo per bere yagé è di due giorni. Dopo la bevuta si fanno altri rituali, i Taita li chiamano rituali di pulizia, possono essere fatti con acqua, con altre erbe o possono essere bevute altre sostanze.
Finito il rituale, dovuto all’effetto che possono causare gli allucinogeni, alcune persone sperimentano quello che viene chiamato “flash back”. Questi sono momenti in cui si tornano a sperimentare in maniera rapida, senza aver consumato nuovamente ayahuasca, cose simili a quelle che si sono sentite durante la sessione di yagé, normalmente è transitorio e bisogna spiegare alle persone che l’effetto passerà presto.
Tre bicchieri di yagé
“Uno dei migliori regali della mia vita é stato bere ayahuasca”, cosí dice Antonia Cruz* riguardo al rituale a cui ha partecipato sette volte. È una ragazza di 25 anni e la prima vota che ha bevuto ayahuasca ne aveva 22. È stato in Amaime, Palmira, insieme ad altre 20 persone. Alcuni portavano materassi, altri amache per passare la notte.
Alle 10 della sera già c’era il fuoco acceso ed i canti riempivano l’aria. Racconta che il Taiata spiega a quelli che vengono per la prima volta l’importanza della pianta e gli effetti che ha, tra questi Antonia ne nomina alcuni: cura malattie, libera persone dalla droga, dalla sensazione di abbandono.
Insieme alle spiegazioni continua l’armonizzazione di fondo e il Taita chiede ai guardiani delle quattro direzioni (nord, sud, ovest, est) che si manifestino affinché non ci siano errori durante la cerimonia.
Dopo questa introduzione Antonia ha preso il suo primo bicchiere e dopo circa un’ora non sentiva niente. “Un compagno mi ha chiesto se avevo iniziato a sentire gli effetti, e quando gli ho risposto di-no mi disse di bere un altro bicchiere”.
Quindi le hanno servito un altro bicchiere, una piccola quantità. “Lí si che ho cominciato a liberarmi, liberarmi è vomitare. Durò due o tre minuti e poi ho cominciato a sentire la connessione con me stessa”.
Racconta Antonia che ha cominciato a vedere cose che doveva comprendere in questo momento della sua vita, e afferma che la percezione varia in ogni essere umano.
Dopo il suo processo di interiorizzazione ha pianto tutta la notte. Alla fine ha bevuto un altro bicchiere ancora, ed è stato in quel momento che ha capito il perché delle sue visioni.
Nell’ultima parte della sua cerimonia di yagé Antonia é caduta addormentata e alle 6 di mattina si è svegliata per chiudere i suoi chackra affinché “tutta questa informazione che è stata percepita rimanga all’interno di se stessi”.
Per Antonia queste esperienze sono state il miglior regalo della sua vita, giacché, assicura, la sua vita può essere divisa tra un prima e un dopo aver bevuto ayahuasca.
*Nome cambiato su richiesta della fonte.

Questo articolo è stato tradotto dall’originale e l’autore dello stesso è menzionato all’inizio del testo. Per conoscere maggiori informazioni sull’autore seguire il link che cita la fonte.