Ayahuasca: il punto di vista scientifico

ayahuasca al microspcopio
con decreto ministeriale del 23 febbraio del 2022 il governo italiano ha inserito l’ayahuasca in tabella 1 (leggi qui »). Questo articolo non vuole incitare all’uso dell’ayahuasca ma solo informare, in un’ottica di riduzione del danno, chi ne continui ugualmente a far uso.

In questo testo, redatto nel 2013 dall’associazione ICEERS, si mette in evidenza la visione la scienza moderna ha dell’ayahuasca, attraverso l’analisi delle principali ricerche svolte finora.

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LINK ORIGINALE: ICEERS Technical Report on Ayahuasca

Introduzione

curandero amazzonico cucina ayahuasca
Un curandero amazzonico mentre cucina l’ayahuasca e la chacruna

L’ayahuasca è un liquido prodotto attraverso la lenta decozione della liana Banisteriopsis caapi, che contiene armina, armalina e tetraidroarmina, e le foglie dell’arbusto Psychotria viridis, che contiene DMT (Schultes & Hofmann, 1992).

L’ayahuasca è considerata una bevanda sacra per innumerevoli gruppi indigeni dell’Amazzonia, e una medicina per i guaritori meticci di gran parte del Sud America. L’uso moderno e tradizionale dell’ayahuasca si estende da Panama alla Bolivia, includendo il Perù, l’Ecuador, la Colombia e il Brasile, paesi in cui l’uso medicinale è intensamente presente nei centri urbani (Luna, 1986, 2011). L’ayahuasca è usata come medicina in cerimonie officiate da indigeni, meticci e vari professionisti che hanno imparato ad usarla nei luoghi di origine (Labate et al., 2009; Labate & Jungaberle, 2011; Luna, 2011; Labate & Bouso, 2013). Le proprietà terapeutiche dell’ayahuasca sono dovute alla sua azione nel cervello: attiva le aree cerebrali relative alla memoria episodica e alla consapevolezza delle emozioni e delle sensazioni interne (Riba et al., 2006; de Araujo et al., 2011).

Storia

L’antichità dell’ayahuasca è sconosciuta. Le tracce più antiche di un possibile uso dell’ayahuasca sono state trovate nel deserto di Azapa nel nord del Cile, dove residui di armina sono stati trovati nei capelli delle mummie del periodo Tiahuanaco, tra il 500 e il 1000 d.C.. Nella valle di Azapa la Banisteriopsis caapi non cresce, come neanche altre piante contenti armina. Questo suggerisce un intenso commercio tra le popolazioni antiche del Cile e dell’Amazzonia: probabilmente quelle procuravano a queste il sale e queste procuravano a quelle le medicine, tra cui l’ayahuasca.

Si sa anche che gli antichi abitanti del nord del Cile (nei deserti di Azapa e Atacama) erano incalliti consumatori di allucinogeni tipo DMT: i più antichi resti di armamentari per il consumo di allucinogeni sono stati trovati esattamente in scavi portati a termine nel deserto di Atacama, datati tra il 420 e il 540 d.C. (Llagostera et al., 1988) e oggi molti di questi artefatti possono essere contemplati nel Museo di Arte Precolombiana della città di Santiago. L’uso di allucinogeni tipo DMT era considerata una pratica sacra gli abitanti dell’antico Cile.

Legalità

La DMT è inserita nella lista delle sostanze soggette a controllo internazionale delle Nazioni Unite, ma né l’ayahuasca né alcuna altra pianta contente DMT, né le altre preparazioni di piante contenenti DMT, è soggetta a controllo (JIFE, 2010, 2013). Gli alcaloidi presenti nella liana Banisteriopsis caapi non sono inoltre soggetti a controllo internazionale.

Nel 2008 l’ayahuasca è stata dichiarata Patrimonio Culturale del Perù, per il suo ancestrale uso come medicina tradizionale (Instituto Nacional de Cultura, 2008) e il suo uso a scopi religiosi è molto radicato e legale in Brasile (Labate et al., 2009). L’uso religioso dell’ayahuasca da parte di certe chiese è anche legalmente protetto e regolato in Olanda, Canada e Stati Uniti d’America, e le chiese in cui l’ayahuasca è considerato un sacramento ed è consumato a questo fine, si sono espanse internazionalmente in numerosi paesi Europei, Americani e Asiatici (Labate et al., 2009; Labate & Jungaberle, 2011). [per un approfondimento sullo stato legale in Italia si legga: ayahuasca e legge]

Meccanismi di effetto

Il meccanismo di azione con cui l’ayahuasca produce i suoi effetti è molto sofisticato. Gli alcaloidi armalinici (armina, armalina e tetraidroarmina) hanno la capacità di bloccare gli inibitori della monoammino-ossidasi (iMAO), un enzima presente nel tratto gastrointestinale che serve a degradare le monoammine. Dato che la DMT è una monoammina, se ingerita oralmente, i MAO endogeni la deattivano, evitando che raggiunga il cervello.

In qualche momento del remoto passato, i popoli indigeni del bacino dell’Amazzonia scoprirono che aggiungendo le foglie della Psychotria viridis, che contiene DMT, al decotto di Banisteriopsis caapi (che contiene alcaloidi armalinici), rendeva bioattiva la DMT. Questo è dovuto agli alcaloidi armalinici che, agendo come iMAO, bloccano i MAO presenti nel tratto gastro intestinale e in questo modo il DMT presente nelle foglie della Psychotria viridis può raggiungere il cervello (Mckenna et al., 1984; Riba et al., 2003).

Questa sofisticata scoperta degli indigeni è stata svelata dalla scienza solo recentemente, nel decennio degli anni ’80 del secolo passato. La DMT è endogena in molte specie animali (Shulgin & Shulgin, 1997) e nell’urina umana, nel sangue e nel fluido spinale (Barker et al., 2012). Il suo ruolo fisiologico è tuttora ignoto, sebbene c’è chi specula che potrebbe essere alla base dell’attività onirica e di altri fenomeni spontanei di alterazione della coscienza (Callaway, 1988; Strassman, 2001).

Studi clinici: ayahuasca e DMT

Il Prof. Tiago Arruda Sanchez al convegno “Beyond Psychedelic Forum” a Praga l’1 e 2 ottobre 2016

Durante il decennio passato, studi clinici sono stati condotti su umani in cui sia la DMT nella sua forma pura (per via endovenosa) che l’ayahuasca (per via orale) sono state somministrate in un contesto di laboratorio, e i loro effetti acuti sono stati misurati a un livello sia somatico che psicologico.

In questi studi è stato dimostrato che la DMT e l’ayahuasca hanno dinamiche farmacologiche molto diverse. Gli effetti acuti della DMT appaiono in un modo intenso e piuttosto immediato dopo la sua somministrazione intravenosa (Strassman & Qualls, 1994; Strassman et al., 1994), mentre l’ayahuasca esercita la sua azione in un modo più lento e progressivo, iniziando da 40 a 60 minuti dopo la somministrazione, raggiungendo il suo massimo effetto dopo 2 ore a scomparendo dopo 4 o 6 ore (Riba, 2003; dos Santos, 2011).

La massima intensità dell’effetto del DMT è approssimativamente il doppio rispetto al massimo effetto dell’ayahuasca a dosi equivalenti (Grob et al., 1996), il che rende gli effetti globali dell’ayahuasca molto più controllabili di quelli della DMT pura.

Effetti soggettivi dell’ayahuasca

L’ayahuasca, sia che venga somministrata in contesto di laboratorio sia che venga che ingerita in un contesto tradizionale, produce, se valutata con questionari per misurare i suoi effetti soggettivi, modificazioni transitorie delle emozioni, contenuto del pensiero, percezione e sensazioni somatiche (Grob et al.1996; Riba et al, 2001 , 2003; Dos Santos et al, 2011, 2012) fino al punto di rimanere in grado di portare a termine complessi test di performance cognitive (Bouso et al., 2013).

I volontari in questi studi descrivono inoltre l’effetto dell’ayahuasca come “mi piace la medicina” o “buon effetto” (Riba et al., 2001, 2003; dos Santos et al., 2011, 2012). La curva degli effetti che l’ayahuasca produce corrisponde alla curva della presenza di DMT nel plasma, sparendo dall’organismo dopo 8 ore (Riba et al., 2003).

Aree cerebrali interessate: neuroimaging

cervello e ayahuascaSono stati pubblicati studi in cui tecniche di neuroimaging sono state usate per determinare le aree cerebrali che vengono attivate dopo l’ingestione dell’ayahuasca. Entrambi gli studi dimostrano che l’ayahuasca attiva le aree corticali e paralimbiche. In specifico, nel primo di questi studi (Riba et al., 2006), un incremento bilaterale nella perfusione cerebrale era stato riscontrato nel giro frontale inferiore e nell’insula anteriore, essendo l’attività più intensa nell’emisfero destro. Attivazioni nel cingolato anteriore e nella corteccia mediana frontale dell’emisfero destro, aree coinvolte nella consapevolezza dei processi introspettivi ed emozionali, come anche dell’eccitazione emotiva, sono state ugualmente riscontrate.

E’ stato registrato anche un aumento dell’afflusso di sangue nella corteccia cingolata anteriore ventrale e nell’area subcallosa, strutture legate alla presa di decisioni e alle emozioni.

L’amigdala sinistra, una struttura coinvolta potenzialmente nel processo degli stimoli minacciosi, e la circonvoluzione paraippocampale, una struttura associata con l’ippocampo e intimamente coinvolta nel processo della memoria, hanno anche mostrato una maggiore perfusione di sangue, se comparati con i placebo. Nessuna differenza è stata invece trovata rispetto ai placebo in altre aree del cervello.

Nel secondo studio di neuroimaging (de Araujo et al., 2011), svolto con Functional MRI (fMRI) sono state inoltre trovate attivazioni nell’area visuale primaria, con una magnitudo comparabile, nel momento in cui un soggetto sotto esperienza di ayahuasca stava ricordando una foto, pari ai livelli di base di attivazione registrati durante la presentazione di immagini naturali ad occhi aperti. Secondo gli autori, questo effetto è responsabile del fatto che il cervello dei volontari interpreta l’esperienza dell’ayahuasca come se fosse “vera”, e non nel senso di un’esperienza allucinatoria, ma con le dotazioni esperienziali di un’esperienza sensoriale.

Questo generale schema di attivazione può essere alla base dei processi introspettivi, memorie di eventi passati caricati con connotati emotivi, e dei complessi processi cognitivi che sono così prototipici delle esperienze con ayahuasca (Shanon, 2002).

Questi fenomeni cognitivi e cerebrali possono spiegare perché l’ayahuasca è considerata un potenziale strumento psicoterapeutico etnobotanico (Cavnar & Labate, 2013). In effetti uno studio ha trovato che, tra i suoi effetti, l’ayahuasca riduce i valori del panico e della disperazione nei consumatori rituali (Santos et al. 2007). Un altro studio ha riscontrato un effetto antidepressivo dell’ayahuasca in pazienti con depressioni gravi (Sanchez et al., 2011).

Effetti fisiologici 

Per ciò che riguarda gli effetti dell’ayahuasca nell’organismo umano, gli studi clinici condotti su volontari, sia in condizioni di laboratorio che in contesti naturali, suggeriscono che l’ayahuasca è fisiologicamente molto sicura (Riba, 2003; dos Santos, 2011). L’impatto dell’ayahuasca nel sistema cardiovascolare è minimo, produce un lieve aumento della pressione sanguigna e del battito cardiaco. (Riba et al., 2001, 2003; dos Santos et al., 2011, 2012).

E’ stato anche rilevato che aumenta transitoriamente la concentrazione degli ormoni prolattina, cortisolo e dell’ormone della crescita (dos Santos et al., 2011, 2012) e, rispetto al sistema immunitario, diminuisce in maniera temporanea la sottopopolazione dei linfociti CD4 e CD3 e aumenta i “killer naturali” (NK) (dos Santos et al., 2011, 2012).

Questi cambiamenti fisiologici transitori non sembrano avere effetti negativi: in generale le analisi del sangue eseguite prima e dopo sui volontari negli studi clinici, non hanno mostrato differenze nelle funzioni ematologiche e biochimiche (Riba et al., 2001; Riba & Barbanoj, 2005).

Effetti collaterali

Alcuni effetti collaterali dopo la somministrazione di ayahuasca in laboratorio sono stati descritti, ma sono localizzati e isolati (Riba et al., 2001; Riba & Barbanoj, 2005, 2006; dos Santos et al., 2011, 2012). Casi in cui effetti psichiatrici sono apparsi nel contesto di uso rituale di ayahuasca sono ugualmente stati documentati, anche se la loro incidenza è rara (Lima & Tofoli, 2011). Questo suggerisce che l’ayahuasca, in linea di principio, è controindicata per persone con seri disordini psichiatrici. 

I principali effetti collaterali che l’ayahuasca induce sono nausea e vomito (Callaway, et al., 1999; Riba et al., 2001; Riba, 2003; Riba & Barbanoj, 2005; dos Santos, 2011; dos Santos et al., 2012). L’azione dell’ayahuasca sul vomito è dovuta, in primo luogo, alle specifiche proprietà organolettiche del decotto, e secondariamente, alla sua azione serotoninergica (Callaway et al., 1999).

In ogni caso questa non è una reazione avversa considerata importante dai partecipanti alla sessione ma piuttosto qualcosa che viene interpretato come un potenziale effetto terapeutico chiamato “la purga” nella medicina tradizionale Amazzonica  (Luna, 1986, 2011). “La purga”, nel contesto dell’uso tradizionale, è interpretata come una pulizia fisica e psicologica di conflitti interni che possono danneggiare il partecipante, ed è considerata parte essenziale dei benefici terapeutici (Luna, 1986, 2011).

E’ anche stato mostrato in studi clinici che l’ayahuasca non produce tolleranza (dos Santos et al., 2012).

Trattamento della dipendenza 

ayahuasca all'università
In Argentina è stato attivato un corso di studi post-laurea con sciamani

Riguardo al suo potenziale abuso, negli studi di neuroimaging citati prima, nessuna area dei centri della ricompensa è stata riscontrata attiva. Piuttosto, in questo senso, le evidenze esistenti indicano che l’ayahuasca può essere un utile strumento nel trattamento delle dipendenze (Bouso & Riba, 2013).

In effetti ci sono varie cliniche in Sudamerica che si sono specializzate nel trattamento della dipendenza da droghe, la più importante delle quali è Takiwasi, in Perù (Mabit, 2007).

Uno dei primi studi portati a termine su umani mostrava come molti dei partecipanti in sessioni rituali di ayahuasca avessero abbandonato il consumo di alcohol e altre droghe, come la cocaina, come conseguenza della loro partecipazione nei rituali (Grob et al., 1996). Questi risultati sono stati trovati nuovamente in studi successivi (Halpern et al., 2008).

Uno studio recente, in cui 127 consumatori di ayahuasca in contesti tradizionali sono stati valutati rispetto a 115 soggetti di controllo, nessuna evidenza è stata trovata di criteri di dipendenza, secondo gli indicatori biopsicologici valutati con ASI (Addiction Severity Index), né è stato riscontrato che il continuo uso di ayahuasca fosse associato con gli effetti biopsicologici nocivi generati dalle droghe di abuso.

Piuttosto, i gruppi di consumatori di ayahuasca consumavano meno alcohol e altre droghe rispetto al gruppo di controllo e questi valori alti negli indicatori bio-psico-sociali della dipendenza furono replicati un anno dopo, confermando la consistenza dei risultati (Fábregas et al., 2010).

Uno studio, portato a termine con degli adolescenti appartenenti a una chiesa Brasialiana ayahusquera, ha trovato che essi consumavano significativamente meno alcohol rispetto al gruppo di controllo, concludendo che l’ayahuasca, ben lontana dal produrre abuso o dipendenza, per questi adolescenti era un fattore di protezione contro il consumo di alcohol (Doering-Silveira et al., 2005a).

Alterazioni neuropsiologiche

Sono stati inoltre condotti studi a medio e a lungo termine in cui non è stata trovata nessuna evidenza di alterazioni neuropsicologiche o psicopatologiche derivate dall’assunzione continuata di ayahuasca. Uno studio prospettico condotto con persone che bevevano ayahuasca per la prima volta ha trovato miglioramenti nelle misurazioni della salute mentale e della riduzione del dolore fisico, sei mesi dopo aver cominciato l’assunzione rituale di ayahuasca (Barbosa et al., 2005, 2009).

Altri studi hanno trovato indici inferiori di psicopatologie e maggiori di integrazione psicosociale nei consumatori abituali di ayahuasca (Bouso et al., 2012; Halpern et al., 2008) e altri due studi non hanno trovato alcuna alterazione neuropsicologica, valutata attraverso test di performance neuropsicologica, in consumatori abituali di ayahuasca, dopo 10 o 15 anni di assunzione continua (Grob et al., 1996; Bouso et al., 2012).

Uno di questi studi ha valutato più di 127 consumatori di ayahuasca con una storia di un minimo di 15 anni di consumo, e li ha comparati con 115 soggetti di controllo, trovando valori migliori nei test psicopatologici e in altri test neuropsicologici, risultato che mostra che questi dati sono consistenti in ognuna delle valutazioni a distanza di un anno che sono state condotte sui soggetti (Bouso et al., 2012). Studi in membri adolescenti delle chiese ayahuasquere non hanno inoltre trovato alterazioni neuropsicologiche o psichiatriche associate con il consumo rituale di ayahuasca (da Silveira et al., 2005: Doering-Silveira et al., 2005b).

Conclusioni

In conclusione, nella letterature sugli effetti di breve, medio e lungo periodo, è dimostrato che l’ayahuasca è una sostanza che è psicologicamente e fisiologicamente sicura in modo accettabile (McKenna, 2004; Gable, 2007; Bouso & Riba, 2011; Barbosa et al., 2012; dos Santos, 2013)

 

 

sottoscritto da:

José Carlos Bouso, Ph.D. Clinical Psychologist, Doctor in Pharmacology
ICEERS Foundation (International Center for Ethnobotanical Education, Research & Service), Halsteren, Netherlands
Instituto Hospital del Mar de Investigaciones Médicas (IMIM), Barcelona, Spain

Rafael Guimarães dos Santos, Ph.D. Biologist. Doctor in Pharmacology
ICEERS Foundation (International Center for Ethnobotanical Education, Research & Service), Halsteren, Netherlands

Charles S. Grob, M.D.
Harbor-UCLA Medical Center, California, USA

Dartiu Xavier da Silveira, M.D.
Universidad Federal de São Paulo, Brazil

Dennis Jon McKenna, Ph.D. Doctor in Botany
Center for Spirituality and Healing, University of Minnesota, USA

Draulio Barros de Araujo, Ph.D. Doctor in Neurology
Brain Institute UFRN, Brazil

Evelyn Borges Doering-Silveira
Universidade Federal de São Paulo, Brazil

Jordi Riba, Ph.D. Doctor in Pharmacology
Universidad Autónoma de Barcelona, Spain
Grupo de Investigación de Neuropsicofarmacología Experimental de Hospital Sant Pau, Barcelona, Spain

Paulo Cesar Ribeiro Barbosa, Ph.D. Doctor in Medical Sciences
Universidade Estadual de Santa Cruz, Brazil

 

 

 

 

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