La Conferenza Mondiale sull’Ayahuasca dibatte aspetti religiosi, economici e legali

con decreto ministeriale del 23 febbraio del 2022 il governo italiano ha inserito l’ayahuasca in tabella 1 (leggi qui »). Questo articolo non vuole incitare all’uso dell’ayahuasca ma solo informare, in un’ottica di riduzione del danno, chi ne continui ugualmente a far uso.
FONTE: http://www.ac24horas.com/2016/10/22/conferencia-mundial-de-ayahuasca-em-rio-branco-debate-aspectos-legais-religiosos-e-cientificos-da-bebida-vegetal

Durante la settimana da 17 al 22 ottobre la città di  Rio Branco ha ospitato nell’Università Federale dell’Acre (UFAC) la Conferenza Mondiale dell’Ayahuasca.

L’evento ha movimentato la città che ha ricevuto più di mille visitatori da varie parti del mondo. Scienziati rinomati internazionalmente, mistici, sciamani, spiritualisti, terapeuti e indigeni si sono mischiati nel Campos della UFAC in conferenze e dibattiti sull’uso dell’Ayahuasca. Ma alla fine cos’è questa “Bibita vegetale” che ha meritato l’attenzione di tanti esperti, giuristi e ricercatori spirituali? Perché tante polemiche sul suo uso rituale e terapeutico? Esattamente queste le domande che la seconda Conferenza Mondiale sull’Ayahuasca ha trattato in questi giorni.

Tanto negli aspetti scientifici e legali, quanto spirituali e religiosi.

L’origine

Ayahuasca in quéchua, la lingua degli Incas, significa “vino delle anime”. Si tratta di un tè o bevanda che mesola due piante psicoattive native dell’Amazzonia, il tronco del Jagube e le foglie della Rainha. Era utilizzata dai popoli originari andini e della foresta per mantersi in contatto con i propri antenati. Il suo uso rituale, apre un canale tra la dimensione materiale e spirituale facilitando la medianità di chi lo usa. La bevanda è stata usata cerimonialmente per secoli dai popoli primitivi dell’America del Sud.

In tempi moderni, un boscaiolo della zona di Maresciallo Rondon, Raiumundo Irineu Serra, che stava demarcando le frontiere brasiliane nell’Acre, all’inizio del XX secolo, ebbe un’esperienza con questo sacramento. Attraverso gli insights provocati dalla bevanda ha concepito una dottrina cristiana che si è espansa in tutto il mondo. Il Mestre Irineu ha codificato la sua conoscenza dell’ayahuasca attraverso il suo Innario “Il Cruzeiro” affinché le persone comuni potessero avere accesso all’universo spirituale, precedentemente solo visitato dagli sciamani. Così ha aperto una porta importante per la comprensione di vita e morte, della materia e dello spirito, della malattia e della cura. Mestre Irineu ha favorito il cammino verso l’auto-conoscenza a migliaia di devoti sparsi per il Pianeta.

L’espansione mondiale di una tradizione

Questa conoscenza dell’uso sacro dell’ayahuasca si è espansa per il mondo negli ultimi 90 anni. Ha acquisito varie forme e declinazioni attraverso egregore spirituali come il Santo Daime, la Barquinha, l’União do Vegetal (Unione del Vegetale – UDV). Ancora più interessante è che l’uso cristiano dell’ayahuasca ha finito per essere una chiave importante per la riappropriazione di questa conoscenza spirituale da parte di varie etnìe indigene che avevano dimenticato il suo uso.

Sacramento o droga?

L’espansione dell’uso dell’ayahuasca ha incontrato qualche problema. Principalmente la messa in dubbio sui suoi effetti. Il preconcetto di alcuni segmenti politici e religiosi hanno creato una frontiera labile tra un utilizzo spirituale e religioso e le droghe mondane.

In questo senso lo storico carioca Fernando Ribeiro, 56 anni di età e 32 come adepto del Santo Daime, spiega: “Questo evento sull’ayahuasca ha molte buone occasioni in relazione alla comprensione, da parte della società del mondo moderno, di questo tema. Sta costruendo uno spazio proprio all’ayahuasca differenziando il suo uso rispetto al mondo del crimine e delle droghe, con cui molta gente lo confonde. In realtà l’ayahuasca è una cosa completamente differente. E’ una tradizione spirituale e di conoscenza che ha portato molti benefici all’umanità”, garantisce.

Il cineasta acreano Silvio Margarido, di 56 anni, che frequenta dagli anni ’80 un centro spirituale ayahuasquero della linea del Maestro Daniel, argomenta sul perché l’ayahuasca non è una droga: “La differenza è proprio nell’effetto che la bevanda provoca nella vita delle persone. Le droghe che ho usato per molto tempo, come l’alchol o la cocaina, mi stavano distruggendo. Il Daime, che ho iniziato a prendere negli anni ’80, mi ha curato. Questa è la differenza, una distrugge, l’altra cura“, afferma.

Osca Pares

Uno degli organizzatori dell’evento, il catalano Oscar Parés, di 35 anni, ha avuto la sua prima esperienza con l’ayahuasca a 18 anni, indica che uno degli obiettivi della Conferenza è difendere l’uso della sostanza: “Vogliamo rispondere alle sfide legali, politiche e sociali che la globalizzazione dell’uso dell’ayahuasca nei cinque continenti ha fatto emergere. Abbiamo creato un gruppo, chiamato ‘Ayahuasca Defense’, formato da esperti che sono in permanente contatto per difendere chiunque venga perseguitato per l’uso dell’ayahuasca. Forniamo informazioni perché i suoi avvocati, che normalmente non conoscono il tema, sappiano le cause simili che si sono disputate in altri paesi, per poter usare la giurisprudenza relativa in favore dei loro clienti”, dice.

Tra scienza e spiritualità

La Conferenza sull’Ayahuasca ha visto la partecipazione di personaggi rinomati come il nordamericano Dennis McKenna, uno dei maggiori specialisti mondiali nel tema. Gli organizzatori sostengono che la ricerca scientifica sull’ayahuasca è una protezione per le tradizioni ayahuasquere.

Il giornalista spagnolo Juan de La Cal, di 51 anni di età e 30 anni bevendo ayahuasca, è stato uno degli organizzatori della Conferenza. “Negli ultimi anni gli scienziati stanno studiando questa pianta. E’ importante la ricerca su questo fenomeno emergente. Tutti sappiamo che l’ayahuasca, oltre al suo effetto spirituale, è uno strumento terapeutico che può essere usato in molti modi. Quindi la parola della scienza è fondamentale per l’approfondimento degli studi sul suo uso sicuro”, ha spiegato.

Anche la storica e ricercatrice sull’ayahuasca Vera Froés, che ha vissuto nell’Acre per 12 anni, ed è stata una delle prime autrici a pubblicare un libro sul tema, rinforza l’importanza della scienza per la comprensione delle tradizioni.

Benki Ashaninka participando nos debates

Studiare le piante di potere e medicinali è fondamentale. La gente ha visto in questa Conferenza vari studi e presentazioni che trattano giustamente il potere di cura dell’ayahuasca. Essa ha un effetto antidepressivo e antiansiolitico sulle persone che stanno facendo chemioterapia. Nell’ayahuasca esistono 32 sostanze anticancerogene. Combatte la malari e la verminosi. Ho fatto uno studio vedendo le persone nei seringali dell’Acre che usavano un panno imbevuto di Daime per cicatrizzare ferite e croste. Così ho sviluppato una crema, insieme a mia figlia che è farmacista, a base di erbe dell’Amazzonia in cui l’ayahuasca è il componente principale. La sua efficacia è stata comprovata dalla Fiocruz nella cura degli herpes labiali e genitali e vari altri problemi di pelle”, ci ha detto.

Vera ha anche approfondito lo studio del parto con l’ayahuasca. “Il vantaggio è che si accelerano le contrazioni e si minimizza il dolore della partoriente. Senza parlare dell’aspetto spirituale. L’ostetrica è una sciamana che aiuta in questo cammino del nascere. Essa riconnette la donna con la sua base femminile più profonda. In Brasile la grande maggioranza dei parti ancora sono cesarei e questa è un’alternativa per umanizzare i parti”.

La riappropriazione delle tradizioni dei poyanawas

Un aspetto interessante è la riappropriazione culturale e spirituale di alcune etnìe indigene dell’Acre attraverso l’ayahuasca. José Luiz Puwe, uno dei leader del popolo poyanawa, di Aldeia do Barão, in Mâncio Lima, ci racconta come è accaduto ciò.

In passato il nostro popolo utilizzava questa medicina come forma di rituale ma anche come strumento di cura. Erano solo i grandi maestri che ne facevano uso. Poi, a causa del massacro culturale che il nostro popolo ha sofferto, questa conoscenza è andata dimenticata. Solo ora recentemente la nostra generazione ha alzato la bandiera del valore della nostra spiritualità originale, della nostra organizzazione sociale e della relazione con la natura”, racconta Puwe.

Il risultato di questo movimento dei nuovi leader poyanawas è che Aldeia do Barão, che aveva negli anni 200 il 90% dei suoi abitanti convertiti alla setta evangelica, è cambiata. Attualmente solo il 10% continuano a frequentare le chiese evangeliche e il resto della comunità ha ripreso con forza le tradizioni originarie dei poyanawas, attraverso l’uso dell’ayahuasca.

Il rischio della contaminazione della purezza

Franceschino

Un altro aspetto che è stato abbastanza dibattuto nella Conferenza è riconducibile al mantenimento della purezza delle tradizioni con la loro espansione nel mondo. “Se le persone avessero coscienza di ciò di cui stiamo parlando, facendo e rispettasse i mondi tradizionali e scientifici, le persone assocerebbero le due cose. Oggi non si vive più isolati. Ci sono molte cose con dobbiamo allearci nei mondi spirituali. Il sole che ci rischiara qui è lo stesso che in qualsiasi altro posto del pianeta. Questa forza e energia possono essere condivise. E’ il momento di una alleanza tra i popoli della foresta e il mondo occidentale rispetto a ciò che significa la conoscenza tradizionale”, argomenta Puwe.

Ma per Franceschino, 60 anni, un rinomato ayahuasquero del Juruá, l’eccesso di dibattito sul tema danneggia la purezza originale della tradizione. “Si sta discutendo una legalità che già esiste. Questo rimuove un po’ la sua purezza. La vera conoscenza è quella che si sa e non si discute, perché se si hanno dubbi non è conoscenza. Qeullo che so è che l’ayahuasca cura varie cose perché lavora con il Sé Superiore e il Sé inferiore che sono dentro ognuno di noi. E’ una fede, è una credenza, è una tradizione, è un potere. Trascendente e religiosa. La differenza stà nel pensiero delle singole persone, ma la conoscenza dell’ayahuasca è la stessa, non importa la linea spirituale cui si partecipa. Non si tratta di bere un paio di volte e già dichiararsi saggi. E’ necessario approfondire, come in una scuola in cui ci si forma di anno in anno aumentando le proprie conoscenze”, ci insegna.

Trasparenza di risultati e obiettivi

Durante l’organizzazione dell’evento ci sono stati alcuni malintesi con gli indigeni. Il produttore Oscar Parés, ci ha spiegato cosa è accaduto.

Il problema è che per mancanza di finanziamenti non abbiamo potuto spiegare abbastanza ai nativi. Noi veniamo da un mondo immediatista con altri tipi di relazioni. Avremmo dovuto passare più tempo qui spiegando loro di cosa si trattava. Alcuni leader religiosi indigeni sono entrati nel nostro sito web, hanno letto due frasi, e a partire da ciò hanno cominciato a criticarci pubblicamente sulle reti sociali. Ci hanno accusato di neocolonialismo, spagnoli che hanno distrutto gli indigeni nel passato, cosa che è molto lontana dalla nostra realtà. Siamo una fondazione di utilità pubblica e vendiamo i biglietti perché ospitiamo 60 dei più importanti scienziati collegati con il tema da varie parti del mondo, e questo ha costi enormi. Tutto ciò che succede qui viene registrato e sarà disponibile in forma gratuita in internet. Non c’è stata nessun intenzione di capitalizzare l’evento. Ma superati i fraintendimenti abbiamo ospitato 120 rappresentanti di 20 etnìe, e tutto è trascorso in pace”, ha concluso Oscar.

Redazione Ayainfo

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