Cosa c’è di vero nelle visioni che abbiamo durante un’esperienza con l’ayahuasca? Possiamo prenderle come profezie o sono frutto della nostra immaginazione?
Dal mio personalissimo punto di vista non c’è niente di più allarmante che sentire le persone, soprattutto quelle alle prime esperienze, dire “ho visto questo, ho visto quello” dopo le esperienze con l’ayahuasca, e sentirle aderire acriticamente a quello che hanno visto.
Per chiunque abbia un minimo di dimestichezza con il lavoro interiore, chiunque abbia seguito ad esempio un serio percorso di psicoanalisi, di meditazione o di crescita personale, si rende conto che non tutto il materiale che emerge nelle visioni ha valenza di “verità” e che per trarre da questo materiale qualcosa di proficuo bisogna imparare a decifrarlo.
Le visioni che si sperimentano durante le esperienze con l’ayahuasca hanno molto a che fare con i sogni notturni, non sono pochi gli illustri ricercatori in materia che sostengono la fondamentale uguaglianza del materiale che emerge durante le visioni dell’ayahuasca con l’essenza dei sogni. Con la fondamentale differenza che durante una cerimonia siamo svegli e possiamo viverli e ricordarceli meglio.
Jacques Mabit in primis (fondatore e direttore del centro di recupero per dipendenze Takiwasi, in Perù) sottolinea questa similitudine spesso nei suoi lavori di ricerca, e uno studio comparso nel gennaio del 2018(1) evidenzia come, tra tutti gli psichedelici, le esperienze che si hanno con l’ayahuasca siano quelle che hanno la maggior somiglianza con i sogni.
Questa somiglianza, lungi dallo svalorizzare le visioni favorite dall’ayahuasca, riducendole “solo” a una sorta di sogni da svegli, trasferisce ad esse tutto ciò che finora è stato detto del materiale onirico, sia dal punto scientifico che spirituale, offrendo un campo vastissimo di risorse cui attingere per capire meglio e interpretare cosa “vediamo” durante le nostre cerimonie.
Sogni, visioni e lavoro interiore
Ne “Lo yoga tibetano del sogno e del sonno”(2) ad esempio, un testo fondamentale per chiunque voglia approcciarsi all’arte di usare i sogni per il proprio progresso spirituale, si sottolinea un concetto cardine, quello della “continuità della coscienza”. In pratica significa che lo stato di coscienza che siamo in grado di mantenere durante lo stato ordinario di veglia, sarà lo stesso che ci porteremo dietro durante le esperienze di ampliamento della coscienza, di qualsiasi natura esse siano (persino nell’ora estrema).
Se durante il giorno siamo distratti, corriamo dietro ai nostri pensieri, qualsiasi essi siano, senza sosta, se non siamo in grado di fermare la nostra mente e osservarne l’attività, almeno fino a quel primo stadio chiamato “del testimone” tanto caro alle discipline orientali, cosa possiamo aspettarci che avvenga durante l’assunzione di ayahuasca? Avverrà la stessa cosa ma a un livello “amplificato” appunto, e l’amplificazione sarà rappresentata nella traduzione dei nostri pensieri erranti in vivide visioni, una narrativa fatta di immagini invece che di concetti – o di un mix di entrambi – che avranno poco valore aggiunto, rispetto al nostro quotidiano dialogo interiore mentale inarrestabile.
Ancora una volta questo, lungi dal togliere legittimità e valore alle visioni dell’ayahuasca, costituisce la loro forza: esse sono infatti una risorsa inestimabile per prendere coscienza di quanto avviene nella nostra mente, soprattutto nei suoi lati più nascosti, quelli cioè di cui non siamo coscienti nello stato di veglia.
Facciamo un esempio: ho una visione in cui mio figlio, o un mio caro amico, viene investito da una macchina, o subisce un altro grave incidente, o persino muore. Devo allarmi? Ovviamente no, é molto probabile che questa visione riveli solamente una mia paura molto profonda piuttosto che un avvenimento futuro reale. La possibilità che lo sia esiste, ma è molto remota.
Esempio numero due: vedo in cerimonia che mia moglie mi sta tradendo con un altro: devo tornare a casa e assoldare un detective privato per verificare il misfatto? Idem come sopra, meglio di no: è molto probabile che la medicina stia mettendo in risalto una mia paura profonda, un mio attaccamento, un mio problema con la gelosia: piuttosto che amplificarlo intensificando i miei controlli sul partner farei meglio a prendere in mano il mio carattere e lavorare su questo aspetto.
Esempio numero tre: la medicina “mi mostra” che mi ammalerò di covid e che sarò ricoverato in terapia intensiva. Qualche tempo dopo effettivamente risulto positivo e quindi temo il peggio. Significa forse l’avverarsi di una previsione magica? In un caso del genere c’è ovviamente del vero in quello che avevamo visto durante lo stato amplificato di coscienza, ma molto resta ancora in mano alla nostra interpretazione. Se siamo ansiosi, ipocondriaci e influenzabili dalla narrativa dominante, potremmo andare in panico e rinunciare a lottare, disperati. Invece la medicina spesso ci mostra le cose per avvertirci di un pericolo e darci la possibilità di prendere decisioni in grado di modificare il corso degli eventi. Ecco quindi che sfruttando la visione in modo positivo, ci metteremo subito in movimento per intraprendere le migliori strategie disponibili in grado di scongiurare il peggio.
E via discorrendo, la lista potrebbe essere infinita, anche aggiungendo alla casistica tutte le varie visioni “positive” in cui, ad esempio, le persone che si visualizzano come la reincarnazione di questo o quel santo, questo o quel grande personaggio storico, questa o quella divinità. Idem come sopra, bisogna passare in rassegna il proprio carattere e vedere a quale stortura, a quale aspetto ancora da trasformare, fanno capo questi desideri di grandezza.
Ogni viaggio richiede una mappa
Ovviamente per fare questo è necessaria una mappa, una mappa dell’inconscio che ci aiuti a decifrare le storture più comuni del carattere e della mente, e questo si chiama appunto lavoro interiore. Qualsiasi percorso spirituale che si rispetti ne ha una. Il buddismo ha quelli che vengono chiamati “difetti psicologici”, lo yoga ha yama e niyama, il cristianesimo i 7 peccati capitali e così via. È per questo che già altre volte avevo evidenziato su queste pagine come un buon percorso spirituale, o di integrazione con altre tecniche psico-fisico-energetiche, sia indispensabile per ottenere il massimo dal lavoro con l’ayahuasca.
È certamente vero che l’ayahuasca a volte ci svela misteri che hanno riscontro nella realtà, ma non per questo dobbiamo essere portati a pensare che sia sempre così: ripeto, questo tipo di casi si verificano con una frequenza percentuale molto bassa.
Proprio un caso analogo all’esempio che ho utilizzato sopra mi è stato raccontato mentre mi trovavo in Iquitos diversi anni fa presso un centro di medicina tradizionale, da un peruviano meticcio che vi lavorava come tuttofare. Aveva bevuto l’ayahuasca solo un paio di volte in vita sua, ma ne sottolineava sempre il valore e aveva molto rispetto per i maestri che lavoravano come sciamani nel centro perché, raccontava, «…le visioni che Lei ti dà sono reali. Io la prima volta che ho bevuto ho visto che la compagna mi tradiva, l’ho vista che dormiva nel letto della nostra casa in compagnia di un altro. Io in quel momento mi trovavo fuori città per molto tempo all’anno a causa del lavoro, allora decisi di fare una capatina senza preavviso, e li trovai lì, esattamente come li avevo visti nel sogno».
Questo tipo di premonizioni possono effettivamente avvenire proprio anche con i sogni stessi, ma, come avverte anche il sopracitato libro tibetano, la percentuale di questo tipo di sogni – e quindi di visioni – è molto bassa. Bisogna aggiungere che le persone poco istruite, come è il caso di questo signore peruviano che a malapena sapeva scrivere il suo nome, molto più facilmente accedono a questo tipo di visioni premonitrici rispetto a noi occidentali ipermentalizzati.
Se non ti sei ripulito dai condizionamenti, la medicina agirà manovrata anch’essa dai condizionamenti
Questa caratteristica era messa in risalto anche da un maestro gnostico contemporaneo, che cercava di insegnare le pratiche del sogno lucido ai suoi discepoli, per poter accedere alla dimensione astrale: «…con le persone analfabete la tecnica funziona senza problemi, ma più la persona è istruita, più la sua mente è solida, e più è difficile.(2)»
Alcuni trucchi per orientarsi
Un trucco, anche questo non risolutivo ma che può essere una buona indicazione di rotta, per fare almeno una prima discriminazione, è di distinguere quando la visione in questione riguarda qualcosa che già pensavamo prima o se è una notizia completamente nuova. Nel primo caso si tratta quasi certamente di un’amplificazione di un pensiero pre-esistente, nel secondo caso possiamo iniziare a vagliare l’ipotesi che si tratti di qualcosa di reale.
Un altro valido aiuto per saggiare la coerenza delle visioni/informazioni ricevute in cerimonia è metterle al vaglio della realtà quotidiana: riceviamo altre intuizioni/indicazioni in tal senso? Altri segni che possiamo cogliere durante il giorno ci riportano nella stessa direzione? Ovviamente ancora una volta se io, per rimanere nell’esempio, soffro di gelosia, sarà quasi impossibile distinguere, anche nella realtà di tutti i giorni, se questi “segni” sono reali oppure sono frutto della mia paranoia.
Quindi mi raccomando, facciamo sempre molta attenzione a come interpretiamo le visioni della medicina: il lavoro interiore per ripulire il proprio carattere dai difetti e dalle storture è il primo, e più importante, compito di chiunque voglia approcciarsi a questo cammino, perché solo in uno schermo pulito possono essere proiettate immagini senza distorsioni. O, per dirla con le parole che scriveva Alessandro Dei in un commento nel gruppo facebook legato a questo blog: «Se non ti sei ripulito dai condizionamenti, la medicina agirà manovrata anch’essa dai condizionamenti».
Visioni del “mondo di medicina”
C’è un ultimo punto che vorrei considerare ed è quello relativo al tipo di visioni che si possono avere durante una cerimonia di ayahuasca.
La maggior parte delle persone che beve ayahuasca senza un training specifico ha visioni del tipo sopra descritto, ovvero quelle molto simili ai sogni, frutto perlopiù dell’emergere di materiale inconscio. Esiste però un altro tipo di visioni, quelle che sono il frutto di un lungo addestramento e che permettono al curandero di accedere al cosiddetto “mondo di medicina”. Questo è un mondo oggettivo, in cui ciò che si “vede” è effettivamente ciò che “esiste” a un altro piano di vibrazione, ed è una realtà condivisa, in quanto se due persone in grado di accedere a questo mondo sono presenti nello stesso spazio, vedono la stessa cosa.
Questo tipo di visioni non rientrano nelle casistiche che abbiamo descritto finora, non riguardano l’inconscio della persona che le ha, e sono quelle che permettono, tra l’altro, al curandero di operare in accordo con gli spiriti per la cura del paziente. In questo tipo di visioni non vedremo mai contenuti di natura personale, quando si arriva in questi spazi di solito la mente è già abbastanza stabile e la capacità di concentrazione elevata, o per via di un training specifico o grazie a capacità acquisite altrove: le immagini acquisiscono una conformazione totalmente estranea alla nostra comune percezione, non può assolutamente comparire qui la visione di nostra moglie a letto con l’amante o dei numeri da giocare al lotto.
Concludo quindi solo richiamando ognuno a fare una profonda attenzione nel lanciarsi in conclusioni affrettate dopo una cerimonia di ayahuasca “perché l’ho visto”, perché “la madre ayahuasca mi ha mostrato”, perché “la medicina mi ha detto”. Avere l’umiltà di riconoscere che sono necessari anni di allenamento per imparare a distinguere “chi ha detto cosa”, durante una cerimonia di ayahuasca, è vitale per non perdersi nei meandri del fanatismo e della mitomania, dei cui sottoprodotti purtroppo il mondo dell’ayahuasca è pieno.
Sarebbe sempre auspicabile che nel gruppo di riferimento in cui si pratica la medicina dell’ayahuasca ci fossero persone esperte e qualificate in grado di aiutare a svolgere questo processo interpretativo in modo equilibrato. Sfortunatamente le cose non stanno sempre così, e in questo caso è meglio rivolgersi a qualche professionista, come uno psicologo transpersonale o un professionista dell’integrazione psichedelica.
NOTE
- “The Experience Elicited by Hallucinogens Presents the Highest Similarity to Dreaming within a Large Database of Psychoactive Substance Reports” di AA.VV.
Pubblicato in Frontiers in Neuroscience 22 January 2018
https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fnins.2018.00007/full - “Lo yoga tibetano del sogno e del sonno”, di di Tenzin Wangyal
scaricabile qui: https://it.scribd.com/doc/97111368/Yoga-Tibetano-Del-Sogno - “Logos, mantram, teurgia”, di Samael Aun Weor

Si laurea in Sociologia nel 2001 alla Sapienza di Roma, con una tesi sull’uso contemporaneo di sostanze psichedeliche. È ricercatrice spirituale dal 2004 e apprendista di medicina tradizionale amazzonica dal 2017. È autrice della trilogia autobiografica “Storia d’Amore e d’Ayahuasca”.