Come prepararsi alla prima cerimonia di ayahuasca

con decreto ministeriale del 23 febbraio del 2022 il governo italiano ha inserito l’ayahuasca in tabella 1 (leggi qui »). Questo articolo non vuole incitare all’uso dell’ayahuasca ma solo informare, in un’ottica di riduzione del danno, chi ne continui ugualmente a far uso.

Tutti ce lo siamo chiesti nei giorni prima di partecipare alla prima cerimonia di ayahuasca. Tutti ci parlano della dieta da seguire, di stare un po’ “sulle nostre”, in un atteggiamento interiorizzato e meditativo. Ma realmente, cosa si può fare? Quali consigli seguire?

di Simona Adriani

Questa è una domanda che si legge spesso in tutti i gruppi che riguardano l’ayahuasca, c’è sempre qualcuno che lancia un post scrivendo: «tra un paio di giorni (una settimana, un mese) parteciperò alla mia prima cerimonia di ayahuasca, consigli?»

Questa è proprio una domanda da un milione di dollari, e la risposta, non ci crederete, è ancora più divertente!

Non c’è niente che tu possa fare per prepararti a una cerimonia di ayahuasca.

Ovvero, da un certo punto di vista pratico ci sono tutti i consigli dietetici, i famosi tre giorni prima e tre giorni dopo, in cui è consigliato non mangiare carne rossa, sale, zucchero, cibi pesanti come fritture o cibi eccessivamente processati, non bere alcool… e poi le stesse raccomandazioni valgono per, diciamo così, il cibo energetico. Evitare di frequentare luoghi molto affollati o con energie pesanti, per esempio, non guardare i telegiornali o il film dell’orrore (che poi è quasi la stessa cosa…)

Però, insomma, il senso è: non pensate che quello che farete nei tre giorni prima può cancellare quello che siete, quello che avete fatto nei precedenti 20/30 anni della vostra vita. Se siete amante della bistecca ai ferri non è che mangiare riso in bianco per tre giorni vi ripulirà dalle tossine accumulate nel tempo.

Scherzi a parte, queste indicazioni sono utilissime, e mi raccomando osservatele scrupolosamente. Ma servono più che altro a mantenere il corpo in uno stato più ricettivo possibile, più libero possibile da “intasamenti” fisici ed energetici, in modo che la medicina trovi terreno libero su cui lavorare.

E ripeto, sono effettivamente utili, mantenersi liberi e leggeri, soprattutto il giorno stesso della cerimonia e quello immediatamente precedente, può effettivamente favorire un’esperienza più fluida, evitando le tanto temute purghe con cui la mamacita si libera dall’energia che non le aggrada.

Cosa devo aspettarmi dalla mia prima cerimonia di ayahuasca?

Ma per il resto, ossia rispetto al “cosa aspettarsi”, e al come prepararsi a ciò che potrebbe accadere… beh, qui c’è veramente poco da dire. Primo perché una cerimonia di ayahuasca ha un range così vasto di possibili cose che possono accadere, che sarebbe impossibile menzionarle tutte. Secondo perché ciò che accade è il più delle volte irracontabile, incomunicabile, quindi è anche inutile provarci.

E terzo perché qualsiasi consiglio io vi possa dare su come affrontare l’esperienza, voi non lo ricorderete affatto, durante l’esperienza, che vi travolge con la sua imprevedibilità, novità e velocità, che figuriamoci se avrete il tempo di stare a pensare al consiglio che vi è stato dato!!

E così nel corso del tempo ho imparato che c’è una e una sola cosa che risulta veramente efficace dire alle persone alla loro prima esperienza:

«qualsiasi cosa accada, per quanto strana, spaventosa o difficile vi stia sembrando, abbiate fiducia, lasciatevi andare. Respirate profondamente e cercate di non opporre resistenza: più ponete resistenza e peggio è. Siete nelle mani della medicina, lo spirito dell’ayahuasca ha la sua intelligenza, ed è un’intelligenza di gran lunga superiore alla nostra, quindi non dovete temere, non vi accadrà nulla di male.»

Ovviamente per poter far questo, non mi stancherò mai di ripeterlo, dovete fidarvi ciecamente delle persone che conducono la cerimonia. Non partecipate per carità a cerimonie condotte da persone su cui avete delle riserve! La paranoia in cui potreste cascare durante il processo, se qualcosa non andasse secondo le vostre aspettative, può essere terribile!

No, no, e poi no! L’ayahuasca deve essere assunta in un contesto affidabile, dovete mettervi nelle mani di chi guida una cerimonia come vi mettereste nelle mani di un chirurgo in una sala operatoria. Ecco, si, a dire la verità non c’è molta differenza.

Per ultimo, per cercare di accontentare chi proprio vuole sentirsi dire cosa può aspettarsi, ve la racconterò come me la raccontò il primo maestro con cui partecipai a un ritiro, tanti anni fa. È una mappa piuttosto efficace perché include tutto il ventaglio di possibili esperienze, anche la non-esperienza.

Perché lo sapete no, che l’ayahuasca può anche non dare nessun effetto? Perlomeno apparente? Insomma che potreste passare la notte completamente lucidi magari con qualche gran mal di pancia, a chiedervi: «ma che ci sto a fare qui?»

Ecco, se non lo sapevate, ora lo sapete.

Una mappa dei mondi sottili

Allora, la mappa che mi venne consegnata alla vigilia della mia prima esperienza è questa, presa dalla cosmovisione andina: ci sono 3 mondi in cui l’ayahuasca può portarvi, il primo è il mondo del Serpente. Questo è il mondo più basso, quello in cui si annidano le nostre paure più profonde, i nostri traumi più nascosti.

mondo del condor, del puma e del serpente
Nella tradizione andina esistono tre mondi: Serpente, Puma e Condor

Se venite portati in questo mondo potreste sperimentare queste paure o questi dolori, l’ayahuasca a volte lo fa per permettervi di diventarne coscienti e quindi di potervene liberare. Ma niente paura, vedrete che sarete sempre comunque accompagnati da una voce amorevole, che in mezzo al caos sarà in grado di rassicurarvi.

Il secondo mondo è quello del Puma, il mondo delle relazioni, della vita quotidiana, e del corpo. Appartengono a questo mondo le esperienze in cui la medicina vi porta a lavorare sulle relazioni, passate o presenti, sul lavoro, le amicizie, le emozioni, il rapporto col cibo etc.

Appartengono a questo mondo anche le esperienze di cui sopra, quelle cioè in cui apparentemente non accade nulla. La medicina in questo caso lavora sul corpo, a un livello che per ragioni che solo lei sa, non vuole farvi vedere.

Ma la medicina lavora sempre, ricordatelo! Un non-viaggio è solo un viaggio non rivelato.
She is the master, è lei che decide chi, come e quando. Se vuole così ha le sue ragioni, accettatele.

Per ultimo c’è il mondo dello Condor, quello in cui tutti vorrebbero sempre arrivare, in cui si ha l’incontro con il proprio sé superiore, rivelazioni mistiche, dialoghi con entità superiori, maestri ascesi e quant’altro. Ecco, non vi fate troppe aspettative, è abbastanza raro arrivare qui. Prima bisogna pulire il sottoscala!

A questo punto non mi resta che augurare a tutti i neofiti una buona esperienza!

Simona Adriani

Si laurea in Sociologia nel 2001 alla Sapienza di Roma, con una tesi sull'uso contemporaneo di sostanze psichedeliche. È ricercatrice spirituale dal 2004 e apprendista di medicina tradizionale amazzonica dal 2017. È autrice della trilogia autobiografica "Storia d'Amore e d'Ayahuasca".

2 commenti

  1. Il 16 la provo, spero in bene, grazie

    1. Spero che tu abbia trovato un contesto consono 🙂 Ti auguro il massimo!

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