Alcuni sciamani non hanno comportamenti corretti nei confronti delle donne. Molto spesso la causa è nelle loro stesse radici culturali…
Questo articolo ha bisogno di un po’ di premesse.
- La prima è senz’altro che i fatti di cui si parlerà qui di seguito possono accadere in molti ambiti della vita umana, non solo nel mondo dello sciamanesimo. I consigli qui presenti possono dunque essere estesi a qualsiasi campo in cui esista un rapporto impari tra due persone – impari in termini di potere – con conseguenti proiezioni, illusioni, abusi di potere etc. etc. et.
La stessa ragazza che citerò più avanti, oltre a illuminarmi sulle differenze culturali tra gli indigeni dell’Amazzonia peruviana e noi, mi disse anche: «…a me è capitato lo stesso in praticamente tutti gli ambienti che ho frequentato: all’università con i professori, in certi ambulatori con i medici, sul luogo di lavoro con i capi…»
A me è capitato solo con gli sciamani. Ma riconosco che c’è della verità nelle sue affermazioni. Tuttavia la straordinaria persistenza del problema legato alla categoria degli sciamani ayahuasqueri, mi ha convinta a scrivere questo articolo parlando in specifico di questa categoria di persone, e non in generale.
- La seconda premessa è che, ovviamente – ma meglio non dare mai nulla per scontato – non bisogna generalizzare. Sicuramente ci saranno tante donne che non si riconosceranno nelle esperienze che descrivo. E tanti sciamani incamminati sulla via della virtù. Me ne rallegro.
Ma siccome sono troppi i racconti e i casi a cui ho assistito, ancora una volta ho deciso che questo articolo andava scritto. Qualcuno doveva creare consapevolezza in materia.
In questa premessa voglio anche aggiungere che non dovete pensare che a voi non potrà mai accadere: è proprio questo pensiero che lascia la porta aperta e priva delle necessarie difese. Dovete avere sempre gli occhi aperti, in questo contesto meglio essere sospettose che il contrario: al minimo segnale rifiutate con forza quella che vi è sembrata anche solo l’ombra di un’avance.
- La terza e ultima premessa è che racconterò solo le mie esperienze personali, per rispetto della privacy delle altre donne che mi hanno raccontato le loro storie. Tuttavia nel corso del tempo ho raccolto testimonianze analoghe, e ahimè ben peggiori, dalle labbra di donne di ogni parte del mondo occidentalizzato. Ed è per questo che ho deciso di creare consapevolezza, perché il problema è veramente troppo diffuso per tacere.
Una media statisticamente rilevante
In quasi sette anni, da quando ho iniziato a lavorare con sciamani indigeni e ayahuasqueri sudamericani, non c’è n’è stato uno, e dico UNO, che non abbia tentato approcci sessuali – più o meno espliciti – con me.
Inizialmente ho pensato a casi individuali, questo sciamano in particolare è un poco di buono, questo ayahuasquero qui è un mascalzone… ma poi la casistica cominciava a diventare troppo statisticamente rilevante. Il 100% è una media troppo alta per essere casuale.
- Sarò io sfigata che becco solo cialtroni?
- Sarò io che sono troppo avvenente e tutti cadono ai miei piedi? (—)
- Sarò io che in qualche modo provoco questo tipo di reazioni, senza esserne totalmente consapevole?
Tutte domande legittime, che però sono state tutte smentite nel corso degli anni, con l’addentrarmi sempre di più in questo mondo e, soprattutto, in questa cultura.
Nessuno degli sciamani con cui ho lavorato era un cialtrone.
Tutti erano persone assolutamente competenti e formate all’interno di tradizioni serie e longeve, eredi di antichi lignaggi familiari, depositari di conoscenze ancestrali, e/o ottimi guaritori. Eppure, per la maniera in cui si sono comportati rispetto al tema dell’approccio sessuale, non si può certo dire che fossero degli stinchi di santo.
Ed è stato proprio grazie a questo dettaglio che, sin dalla prima occasione, ho cominciato a capire che essere un buon sciamano non significa affatto essere una brava persona.
La maggior parte degli sciamani indigeni non hanno la minima idea di cosa sia l’evoluzione personale, l’etica e la moralità, perlomeno per come le intendiamo noi. È abbastanza scontato ma vale la pena ribadirlo: sono frutto di un’altra cultura e di un altro sistema di valori. Se noi diamo per scontato che la vocazione a diventare sciamano venga da una spinta interna a fare del bene al mondo, per loro non è proprio così.
Cosa spinge gli indigeni a diventare sciamani
La maggior parte degli sciamani indigeni fanno questo lavoro per soldi, non certo per vocazione. Per quello che ho potuto osservare e apprendere dalle diverse tradizioni indigene che ho conosciuto, le nuove generazioni sono tornate a studiare il curanderismo tradizionale perché attirate dai buoni profitti che si possono fare lavorando con i gringos.
E per avere tante donne.
Un’estate mi trovavo a prestare il mio aiuto come facilitatrice presso un centro di medicina in Iquitos. Per contribuire alla visibilità del centro appena nato avevo finanziato un piccolo video pubblicitario, con tanto di interviste agli sciamani che vi operavano. Uno di loro rispose in totale disinvoltura, quando l’intervistatore gli chiese per quale motivo avesse iniziato a praticare il curanderismo, che a farlo decidere era stato il pensiero che così avrebbe avuto tante donne.
La cosa si commenta da sola.
Ovviamente domanda e risposta non entrarono a far parte del montaggio finale.
Differenze culturali abissali
La cultura sudamericana, e penso in particolare a quella indigena, è molto diversa dalla nostra, soprattutto in termini di interazioni sessuali: si prendono e si lasciano con molta più leggerezza di noi. Non hanno tutta la pesante influenza della chiesa cattolica così come l’abbiamo accumulata noi in 2000 anni, tutto sommato loro sono più freschi, sono solo 600 anni che i preti predicano di non fornicare.
I loro costumi sessuali sono di fatto molto più libertini, sia tra gli uomini che tra le donne. Un altro record che ho registrato durante i miei giri per la foresta è che, tra tutti i peruviani che ho conosciuto – qui rientrano anche i non-sciamani – solo una coppia è rimasta felicemente sposata nell’arco di questi ultimi 7 anni.
Ma la cosa che senz’altra ha più rilevanza rispetto al discorso che voglio fare oggi, è legata alla confidenza che mi fece una discepola del tristemente noto Gullermo Arevalo (tristemente noto proprio per fatti legati ad abusi sessuali avvenuti nel suo centro).
Una volta, mentre mi trovavo in Iquitos nel centro di medicina “Anaconda Cosmica”, il giorno esattamente dopo aver celebrato il mio matrimonio Shipibo con quello che sarebbe poi diventato il mio legittimo marito, lo sciamano venne nel mio tambo per alleviare un gran mal di testa che avevo. Pensate un po’ che fu proprio mio marito a chiedergli di venire a curarmi. Dulcis in fundo, una volta operata la limpia con mapacho e agua florida, tentò di baciarmi in bocca.
Non proprio platonicamente. Più tentavo di divincolarmi più lui affondava la lingua. Fortunatamente riuscii a fargli capire che non era mia intenzione assolutamente proseguire su quella strada e se ne andò.
Fu comunque uno shock.
Quando chiedemmo spiegazioni si difese dicendo che mi aveva vista così triste che voleva tirarmi un po’ su di morale. (—)
Anni dopo mi trovai nuovamente a lavorare con lui e diventai confidente di questa ragazza spagnola che lo stava seguendo come apprendista: le raccontai l’accaduto, lamentandomi del fatto che ancora, durante le cerimonie, dopo avermi cantato l’icaro lui tentava di baciarmi. Complice l’assoluta oscurità che regna durante le cerimonie secondo lo stile di questa etnìa.
Lei mi rispose molto decisa:
«Ma tu gli hai detto chiaramente, e con fermezza, che non vuoi niente da lui?».
Effettivamente devo dire che non ero mai stata rude né troppo ferma nel mio rifiuto, per una sorta di tabù – che penso di non essere l’unica ad avere – ad offendere o ferire la persona che rifiuto.
Allora mi raccontò che anche lei aveva ricevuto da lui delle avances, la notte stessa che si erano incontrati in aeroporto. Avevano dovuto passare una notte nella stessa stanza di albergo, e lui si era infilato nel suo letto. Mi disse che era stata perentoria e dura: «non voglio niente da te, non mi piaci.» Lui allora si era ritirato e non le aveva mai più dato fastidio. Il suo apprendistato continuava felicemente e con grandi progressi.
Volle che le raccontassi anche i dettagli di come era andata quella volta del matrimonio. Io le dissi che la sera precedente al rito, sempre durante una cerimonia, io mi ero avvicinata a lui per chiedergli delucidazioni in merito a una brutta visione che avevo avuto. La sua spiegazione era stata così liberatoria, che in un moto di gioia e di gratitudine lo avevo abbracciato e baciato sulla guancia.
«Ahhh!!! Ma è normale allora che lui si comporti così!» mi rispose subito lei: «Per la cultura Shipibo questo è un chiaro segno di disponibilità di una donna verso l’uomo! La loro cultura in questo senso è molto diversa dalla nostra. Se tu gli hai dato un abbraccio e un bacio sulla guancia per lui questo è un invito.»
All’inizio mi sembrava una scusa per giustificare un comportamento scorretto. Ma nel corso del tempo ho imparato che la loro cultura è veramente così diversa dalla nostra, che anche solo un sorriso gioioso può essere frainteso con la malizia di un richiamo sensuale.
Sorrisi e abbracci “fraterni”
Un altro caso che recentemente ha confermato questa cosa è avvenuto in un altro centro in cui mi trovavo per dietare. Dopo circa due mesi di stretto contatto e di patimenti “dietetici” comuni, una signora che si trovava ospite insieme a me mi confessò in lacrime di aver subito pesanti avances sessuali da parte di uno degli sciamani, e di aver infine ceduto ad esse.
Mi disse di non aver ancora capito come fosse stato possibile, che se ripensava alla notte ‘incriminata’, poteva rivedersi come in una sorta di trance. Se fosse stata in sé – diceva – lo avrebbe respinto come aveva sempre fatto in precedenza: questo sciamano infatti spesso viaggiava nel suo paese d’origine per offrire cerimonie di ayahuasca, e lì si erano conosciuti un paio di anni prima. Mi disse che era convinta che lui l’avesse manipolata attraverso le sue sottili arti sciamaniche. Prontamente mi sono erta ad avvocato difensore della sua causa,
ma alle nostre proteste ci siamo sentite rispondere che era stata lei a provocare lui.
Questo tipico ribaltone della frittata purtroppo avviene molto spesso anche nel nostro civilizzato occidente. Ma qui c’è ‘l’aggravante (o la ‘scusante’?) culturale’. La donna – anche lei Shipiba – che mi ha illuminato sulle premesse culturali delle ragioni dello sciamano incriminato, mi ha detto:
«Ti spiego: nella nostra cultura, se una donna dice ad un uomo in modo convinto e deciso che non gli interessa, l’uomo la lascia stare, la rispetta. Se lei invece continua a giocare, a non essere ferma, a lasciare margini di dubbio, allora l’uomo prende questo come un invito. Io non so come sono andate le cose tra loro» proseguì «ma se lui mi ha detto che è stata lei a provocarlo, probabilmente c’è stato un fraintendimento tra loro, considerando anche la differenza di linguaggio che non facilita la comprensione. Io non posso dare a lui tutta la colpa di quanto accaduto.»
Senza scagliarmi né in favore del femminismo sfegatato né del patriarcalismo obsoleto, posso dire che condanno senza ma e senza se le azioni di questo “sciamano”, perché, provocato o non provocato, uno sciamano che si qualifica come guida per la cura di un paziente, non deve cadere in comportamenti del genere. Non ci sono scusanti. Perlomeno se tale sciamano vuole lavorare con pazienti occidentali.
Tuttavia il problema persiste, perché esistono enormi differenze culturali, di scolarizzazione e di forma mentis, tra i nostri mondi, e non possiamo pretendere che dal giorno alla notte un intero popolo cambi le sue abitudini e i suoi valori di riferimento, solo perché noi li consideriamo sbagliati secondo il nostro sistema di valori.
Anche in questo, come in decine di altre cose, nell’interazione con questi popoli così diversi da noi, dobbiamo fare un passo indietro e considerarci “alla pari”, senza indignarci a spada tratta per qualcosa che – ai nostri occhi – è disdicevole.
I nostri occhi sono i nostri occhi, non i loro. Ai loro occhi loro non fanno niente di male.
Siamo noi quindi che, se vogliamo interagire con loro, dobbiamo preoccuparci di sfatare tutti i miti e le fantasie che proiettiamo sulla figura dello sciamano. Così saremo più preparati ad affrontare la realtà, limitando al minimo i danni derivanti dalla mancanza di conoscenza della cultura che stiamo per visitare.
Qui di seguito cercherò quindi di elencare le principali differenze culturali da tenere sempre a mente quando ci troviamo ad interagire con uno sciamano indigeno, qui da noi o nella loro terra di origine. Averle sempre presenti può essere utile ad evitare proiezioni e fraintendimenti che possono portare a situazioni spiacevoli.
Vademencum per le donne che visitano il Sudamerica
1 – Gli sciamani non sono – non necessariamente – persone evolute spiritualmente. Spesso anzi vale il contrario, lo sciamanesimo è una questione di potere, di forza e di cura: nello sciamanesimo originario amazzonico non esiste il concetto di evoluzione spirituale, tantomeno di lavoro interiore e di risveglio della coscienza.
2 – Uno sciamano può essere un grande curandero ed avere un grande potere, un’infinita conoscenza delle energie sottili e delle Piante Maestre, e allo stesso tempo non essere una brava persona. Le due cose non sono in contrasto. Potete benissimo lavorare con un grande curandero se il vostro scopo è di essere curate o di apprendere, e tutelarvi dai suoi comportamenti non illuminati in maniera efficace, conoscendone la natura.
3 – Gli sciamani spesso e volentieri usano il loro potere per assicurarsi beni materiali (come soldi o appunto favori sessuali) senza sentire di aver fatto qualcosa di sbagliato: per loro è qualcosa di assolutamente naturale che ha a che fare con la legge della sopravvivenza. Se vi sentite attratte da uno sciamano, valutate la cosa dieci, cento, mille volte, prima di lanciarvi in una relazione: potrebbe darsi che lo sciamano stia tentando di manipolare la vostra mente attraverso il suo potere.
4 – Le culture indigene della foresta amazzonica considerano qualsiasi gesto di gentilezza di una donna nei confronti di un uomo come un invito sessuale. Persino un semplice sorriso può essere interpretato come una disponibilità della donna verso l’uomo. Manifestazioni di affetto platonico, come ad esempio gli abbracci prolungati così diffusi e innocui alle nostre latitudini, qui sono da evitare radicalmente.
5 – Gli sciamani spesso mentono. C’è un proverbio che recita più o meno così, in Perù: «Quando uno Shipibo mente? Risposta: quando apre la bocca». Prendete con le pinze qualsiasi promessa e qualsiasi dichiarazione d’amore da parte di un indigeno, tanto più se sciamano. La loro cultura non contempla l’amore romantico come la nostra, per loro le relazioni sessuali promiscue sono una cosa normale.
6 – Se uno sciamano ha un approccio sessuale indesiderato con voi, anche minimo, siate rudi. Siate spietate. Siate cattive. Non abbiate paura di offendere o di creare dissapori, è quello che si aspettano nel caso in cui voi non vogliate avere relazioni con loro. Nel caso contrario continueranno a insistere spesso fino all’irreparabile, sentendosi autorizzati dal vostro comportamento ambiguo.
7 – Se state cercando una cura per un passato di abuso sessuale, allora dovete assolutamente scegliere un ambiente protetto. Infatti sono spesso i soggetti più deboli a cadere vittime di queste situazioni, e una donna con un passato di abuso sessuale da guarire è un soggetto decisamente debole, in questo contesto. Se questo è il vostro caso dovete fare ancora più attenzione: non andate da sole, fatevi accompagnare da qualcuno con esperienza diretta e di cui avete completa fiducia, e seguite i suoi consigli in tutto e per tutto, anche contro la vostra volontà.
8 – Soprattutto: se lo sciamano vi concede delle attenzioni, non vi sentite ‘elette’ per essere state ‘scelte’ dallo sciamano! Quello che sta facendo con voi lo sta facendo contemporaneamente con n-mila altre donne, solo che voi non lo sapete – ancora. Non lo sapete perché tutte, come voi, si sentono elette e non ne parlano per custodire il loro romantico segreto! Cominciate a osare di parlarne, e ne sentirete delle belle!!!!!
Conclusioni: viaggiate consapevoli, viaggiate sicure
Infine torno quindi a ripetere che non è per via di queste differenze culturali, e dei pericoli insiti in esse, che dobbiamo rinunciare a lavorare con gli sciamani indigeni, rinunciando ad entrare in contatto con quelle che per noi sono spesso conoscenze preziosissime e introvabili altrove. Dobbiamo solo essere consapevoli e preparati.
Per questo torno a ripetere: donne, non date confidenza allo sciamano!
L’ideale dello sciamano saggio e buono si trova solo nelle vostre teste: la maggior parte delle persone che hanno ricevuto scottanti delusioni portavano con sé troppe proiezioni di questo tipo.
Gli sciamani sono solo esseri umani, con mille difetti e problematiche, proprio come noi.
Se volete avventurarvi in Sudamerica quindi, prima di tutto informatevi bene su dove state andando, preparatevi al ‘peggio’, abbandonate ogni illusione, e munitevi di pelo sullo stomaco.
Una nota per gli organizzatori nostrani
Per concludere, vorrei estendere l’avvertimento anche a chi si trova a lavorare con sciamani indigeni in Europa, siano essi i partecipanti alle cerimonie o gli organizzatori. In particolare sono proprio gli organizzatori ad avere la maggiore responsabilità di dire le cose come stanno, senza idealizzare lo sciamano con cui collaborano, solo per rendere il loro prodotto più appetibile.
Avvertite sempre le donne che partecipano ai vostri incontri di non dare troppa confidenza allo sciamano, sfatate i miti legati ai suoi ‘super poteri’, non abbiate paura di perdere credibilità e partecipanti.
Diffondete la cultura che un buon sciamano è e rimane un buon sciamano, anche nel caso in cui non si riveli una buona persona – buona, sia chiaro, secondo i nostri canoni culturali.
È chiaro ovviamente, che in qualità di organizzatori si dovrebbe anche istruire gli sciamani sui nostri usi e costumi, e intimargli di non abusare della loro posizione: ma dal momento che spesso su questo punto fanno orecchie da mercanti, meglio lavorare sui due fronti e giocare di anticipo.
Si laurea in Sociologia nel 2001 alla Sapienza di Roma, con una tesi sull’uso contemporaneo di sostanze psichedeliche. È ricercatrice spirituale dal 2004 e apprendista di medicina tradizionale amazzonica dal 2017. È autrice della trilogia autobiografica “Storia d’Amore e d’Ayahuasca”.
Le Sacre Piante di Potere aprono il terzo occhio e permettono di vedere, ma gli spiriti che si incontrano non hanno sempre lo scopo di guarirci. Alcuni arrivano per semplice curiosità, o forse per noia. In effetti gli spiriti maggiormente coinvolti non sono quelli evocati con gli icaros per la guarigione. Io li chiamo spiriti vaganti, e si presentano molto spesso durante i rituali. A volte possono essere una seccatura, perché il fatto che io sia un gringo li spinge a indugiare lì nei paraggi per osservare lo straniero dai capelli chiari. Quando interferiscono con la mia concentrazione, di solito gli do prima un avvertimento e poi, se insistono, gli dico di andarsene. Sembrano spiriti neutrali, privi di potere. Altri, invece, possono essere interrogati riguardo a varie malattie e le loro risposte sono illuminanti. Questi sono gli spiriti evocati attraverso gli icaros. Ho notato che riesco a evocarli con molta più efficacia quando li avviso in anticipo che ci sarà bisogno di loro. Nelle situazioni più difficili inizio a chiedere la loro presenza una settimana prima che abbia luogo la cerimonia. A quanto pare anche loro hanno la propria vita e sarebbe alquanto presuntuoso da parte mia pretendere che compaiano istantaneamente ogni volta che celebro un rituale con l’Ayahuasca. E poi ci sono quegli spiriti che si presentano ai rituali senza essere invitati, con l’intenzione di fare danni. Questi spiriti possono essere pericolosi. A volte assumono anche sembianze che inducono la nostra mente a percepirli come spiriti delle energie di Luce. Possono ingannare le nostre percezioni apparendo con graziose vesti bianche fluenti e chiedendoci come possono essere d’aiuto. Come capire che si tratta di un inganno? Qualunque spirito disposto a compiere per noi un’azione scorretta o immorale è malvagio. Nella visione sciamanica esiste il bene e con assoluta certezza esiste anche il male. Bene e male esistono sul piano spirituale proprio come in questa realtà fisica.
Un mese dopo essere arrivato a Iquitos discendendo in canoa il fiume Putumayo, incontrai un gringo che aveva studiato Curanderismo più a monte, vicino a Pucallpa, con Don Benito e Guillermo Arevaio, due potentissimi Curanderos della tribù Shipibo-Conibo. Era un uomo affascinante, di bell’aspetto, che padroneggiava con altrettanta sicurezza la lingua spagnola e il denaro: insomma, aveva tutti gli ingredienti necessari per portarsi a letto più o meno tutte le giovani peruviane indigenti che desiderava. Ed era proprio ciò che faceva. Questo però gli aveva fatto guadagnare la reputazione di donnaiolo, e molte tra le belle giovani peruviane si rifiutavano per onore di avere a che fare con lui. Questo, ovviamente, non faceva che aumentare il suo desiderio per loro. Durante i rituali dei suoi Maestros con l’Ayahuasca, gli spiriti cominciarono a presentarsi chiedendogli come potevano essere d’aiuto.
«Be’, c’è questa giovane vergine peruviana che mi piacerebbe possedere, ma lei non vuole avere niente a che fare con me» rispose lui.
«Come si chiama?» chiese lo spirito.
Il gringo disse il nome e lo spirito annunciò: «Non preoccuparti. Ci penso io. La prossima volta che incontri questa ragazza, lei risponderà positivamente ai tuoi approcci. Però in cambio devi fare qualcosa per me».
La prima volta che vide questi spiriti, il gringo stette al gioco, senza dare molta importanza alla cosa. Quando però ottenne il risultato promesso, si convinse che era tutto vero. Nemmeno allora, tuttavia, andò a consultare il suo maestro. Si era letteralmente “venduto”, e aveva paura.
Nel raccontarmi questa storia il gringo rifiutò di dirmi cosa avesse dato in cambio agli spiriti, ma era pieno di sensi di colpa e si vergognava di aver ripetuto l’operazione con successo più di una volta. Adesso aveva paura di tornare a bere l’Ayahuasca. Alla fine, dopo svariati episodi dello stesso genere, raccontò tutto ai suoi Maestros. Rimasero sconvolti, non solo perché non glielo aveva raccontato prima, ma anche perché aveva ottemperato fino alla fine al suo patto con gli spiriti. Per questo il gringo si era spostato da Pucallpa a Iquitos, nella speranza di non essere seguito né ritrovato dagli spiriti maligni.
[ Pagine 130 e 131 di “Ayahuasca Medicina” ]
© 2014 Alan Shoemaker
© 2017 Edizioni Spazio Interiore
Grazie per questo commento!! Preziosa testimonianza che conferma tutto quello che ho scritto! Con l’aggravante che questo è pure bianco, quindi non c’ha manco la scusante culturale…