Se voleste diventare sciamani e vi recaste nella foresta amazzonica in cerca di un apprendistato, con un po’ di fortuna trovereste uno sciamano volenteroso che vi inviterebbe a dietare.
Non ci mettereste molto a capire che lo sciamano non è preoccupato per la vostra linea, e che la dieta nella tradizione sciamanica dell’Amazzonia è il processo attraverso il quale lo sciamano acquisisce le sue abilità curative.
Dietare una Pianta Maestra in questo contesto significa isolarsi per un lasso di tempo che varia dai 15 giorni ai 9 mesi, seguendo un regime alimentare ridotto ai minimi termini, evitando contatti di ogni tipo con chicchessia, rapporti sessuali, eccessivi stimoli sensoriali – no telefonino, no televisione, no facebook –, evitare qualsiasi tipo di droga, alcool etc.
Contemporaneamente a queste prescrizioni al dietero viene somministrata – principalmente attraverso l’ingestione, ma anche attraverso bagni o vaporizzazioni – la Pianta Maestra oggetto della dieta. Scopo di questo processo è fare in modo che il dietero entri in contatto con la pianta che sta dietando, o per meglio dire con lo spirito della pianta, al fine di ricevere gli insegnamenti e il potere che essa racchiude.
Una piccola digressione d’obbligo: le Piante Maestre che si dietano in questi processi non sono l’ayahuasca, e non hanno proprietà psicotrope. Anzi, tradizionalmente durante il periodo di isolamento l’ayahuasca non veniva affatto assunta, se non nelle cerimonie di apertura e chiusura della dieta.

Lo stesso processo viene prescritto come cura ai pazienti che si rivolgono allo sciamano per trovare sollievo ai loro malanni: in questo caso scopo della dieta è che il paziente riceva la cura da parte della pianta.
Gli sciamani non spiegano il perché di queste prescrizioni durante il periodo di dieta, loro semplicemente sanno che si fa così e così dicono di fare. La psicologia di un indigeno è molto pragmatica, fare e sperimentare sulla propria pelle vale molto di più che cercare giustificazioni teoriche.
Se proprio devono dare una spiegazione sarà che le piante sono ‘gelose’ e quindi mentre si dieta una pianta si deve limitare al massimo l’interazione con qualsiasi altra energia. Da qui la prescrizione di mangiare solo cibi ‘neutri’ e l’isolamento dal contatto con altre persone, come pure il divieto di pratiche sessuali, che è lo scambio energetico per eccellenza.
Se sulle restrizioni comportamentali c’è grande uniformità di pareri, quelle alimentari variano a seconda della pianta che si dieta, e dello sciamano che guida il processo. Tuttavia tutti sono d’accordo nell’attribuire alla dieta la massima importanza nel processo di cura/apprendistato.
La dieta dal punto di vista di un occidentale
Durante la mia ultima dieta di 3 mesi con i miei maestri Shipibo in Perù, ho cercato di esaminare il concetto un po’ più dal punto di vista di un occidentale, cercando di trovare similitudini e parallelismi con altre tradizioni iniziatiche o spirituali.
Per prima cosa ho notato che il concetto di astinenza e di digiuno è trasversale a tutte le tradizioni religiose e spirituali del mondo: ad esempio il periodo di Quaresima nel cristianesimo aveva questo stesso valore, come pure il Ramadān per i musulmani. Nella tradizione cristiana ortodossa queste restrizioni devono addirittura essere praticate dal fedele nei tre giorni precedenti la messa, ogni volta che egli desidera fare la comunione.

La conclusione che ne ho tratto è che astenersi da energie troppo forti, come possono essere quelle di alcuni cibi o di certe interazioni sociali – anticamente gli apprendisti sciamani durante la dieta si isolavano completamente in una capanna improvvisata nella selva, e venivano raggiunti una volta sola al giorno da chi era incaricato di portargli cibo e acqua – serve a permettere alla nostra coscienza di entrare più facilmente in contatto con l’energia della pianta che stiamo dietando. O meglio, per riuscire meglio ad avvertirne la qualità.
Quando infatti il nostro sistema corpo-anima-spirito è intasato da energie grossolane o estremamente forti, riuscire ad ascoltare il sottile mormorio di una Pianta di Potere può diventare più difficile.
Questo intasamento può esistere a qualsiasi livello: fisico, se mangiamo troppo o mangiamo cibi troppo raffinati o grassi, che appesantiscono il corpo; emotivo, se la nostra psiche è eccessivamente impegnata con emozioni dirompenti come rabbia, eccitazione, frustrazioni varie; psichico se la nostra mente non riesce a trovare calma perché continuamente stimolata.
Per questo le prescrizioni di dieta interessano tutto lo spettro di comportamenti che potrebbero indurre questo genere di interferenze. Restare in isolamento e mangiare con moderazione aiuta il nostro sistema a svuotarsi dalle energie ‘che urlano’, e prepararsi a entrare in contatto con quelle più sottili.

Le ‘energie che urlano’ non sono necessariamente solo quelle negative.
Anche ad esempio una grande gioia intasa il nostro sistema e ci impedisce di entrare in contatto con le energie sottili. Il concetto di imperturbabilità buddista è quello che si avvicina di più a quello che cerco di spiegare: durante la dieta bisogna rimanere il più possibile neutri, al centro, senza sbilanciarsi né in positivo né in negativo.
Rompere la dieta: le conseguenze
Cosa succede se durante la dieta contravveniamo alle regole?
Gli Shipibo chiamano questo avvenimento “cioccare” (chocar) la dieta. “Chocar” letteralmente in spagnolo significa scontrarsi, andare a sbattere, colpire. Il senso comune riferito alle diete può essere tradotto come rovinare la dieta, ma il termine chocar, con la sua carica drammatica di impatto forte, fa capire meglio quanto grave gli indigeni considerino questo avvenimento.
Ci sono vari gradi e livelli a cui la dieta si può cioccare, dal più lieve al più grave. Ad un lieve ‘choque’ corrisponde una conseguenza lieve, a un choque grave corrisponde una conseguenza più grave. In questo caso non si parla più di “chocar” ma di “cortar” (lett. tagliare) e i curanderi mettono così tanto in guardia dal “cortare” una dieta, che raccontano anche di casi in cui il dietero imprevidente ci ha rimesso le penne.
Anche se a molti occidentali inizialmente sembra impossibile che contravvenire a delle regole dietetiche possa condurre a conseguenze così gravi, sono tante le testimonianze da me raccolte nel corso degli anni, di persone che effettivamente hanno subìto conseguenze gravi rompendo le loro diete. Questo può capitare o perché non si dà la giusta importanza alle regole imposte, o semplicemente perché non si riesce a resistere alle tentazioni.
Gli sciamani dicono che sono le piante stesse che spesso ti mettono alla prova, ti tentano, per saggiare se sei degno di ricevere i loro insegnamenti o la loro cura. Se saremo in grado di resistere e di mantenere una linea di condotta salda, non avremo nessun problema e guadagneremo il premio che ci siamo prefissi, che sia la guarigione o l’insegnamento.
Ma se cadiamo, se rompiamo l’equilibrio e i patti stipulati con le forze sottili, ogni sorta di sventura si abbatterà su di noi: ci ammaleremo se eravamo sani, peggioreremo se eravamo già malati, attrarremo ogni sorta di sfortuna su di noi e sui nostri affari.
La dieta come concetto allargato
Oltre che nel periodo specifico in cui si dieta, per un curandero Shipibo la propria dieta è qualcosa di cui aver cura costantemente, anche una volta passato il periodo di isolamento rituale. Spesso si può sentire un curandero usare frasi come ‘la mia dieta si sta indebolendo’, dove in questo caso ‘dieta’ è intesa come il proprio sistema energetico corpo/mente.
Un curandero Shipibo deve curare la propria dieta per tutto il resto della vita, se vuole mantenere la propria forza e se vuole rimanere in salute, non solo durante i periodi veri e propri di isolamento e assunzione delle piante.
La dieta come vediamo è un concetto molto ampio, che ben si presta a molti parallelismi con altre tradizioni.
Se leggiamo con attenzione quanto descritto sopra, ci accorgeremo che, se sostituiamo le espressioni direttamente collegate al processo di dieta con altre più generiche, questo schema può essere applicato alla vita in generale, così com’è, ovunque ci si trovi.
Se invece di ‘dieta’, parliamo di ‘entrare in contatto con le energie’, quali che siano, se invece di ‘restrizioni alimentari e comportamentali’ parliamo ad esempio di ‘stare nel dharma’, e sostituiamo il concetto di ‘chocar’ con quello di ‘tradire il dharma’, ecco che possiamo dire che, alla fine, tutta la vita è una grande dieta.
Durante tutta la vita infatti entriamo in contatto con le energie che ci circondano, sia attraverso il cibo che mangiamo sia attraverso i posti e le persone che frequentiamo. Ogni evento che viviamo e ogni persona con cui entriamo in contatto entrano nel nostro ‘sistema’ e lasciano un segno – ovvero danno il loro ‘insegnamento’, proprio come le Piante Maestre –, positivo o negativo che sia.
Se seguiamo la via del dharma – il concetto buddista che indica l’attenersi alle regole del buon vivere, pensare bene, parlare bene, agire bene, seguendo il principio della non violenza –, ci tornerà indietro un ‘credito’ positivo, da poter spendere per realizzare i nostri desideri, e che ci manterrà in buona salute. Al contrario ogni azione negativa produrrà come reazione un karma che prima o poi si materializzerà sotto forma di sfortuna, malattia o altro.
I buddisti hanno formalizzato questi concetti relazionandoli a tutta la vita in generale, mentre gli Shipibo hanno relegato questo solo a momenti particolari, quando ad esempio la malattia già insorta necessita di un correzione del dharma forte, per ripristinare l’equilibrio.
Ma il concetto che c’è alla base è lo stesso: quello che dai, ricevi.
Tutta la vita è una dieta
Immaginare tutta la propria vita come una dieta può essere molto utile per mantenerci costantemente in buona salute e scegliere con cura quali ambienti e/o persone frequentare, quando e per quanto tempo.

Immaginare che ogni energia con cui entriamo in contatto è qualcosa che contribuirà a donarci salute o ad aprire la porta alla malattia, che la nostra vita è in definitiva nelle nostre mani, che tutto dipende da come reagiamo agli stimoli esterni – le famose ‘prove’ –, rende più facile capire questo strano concetto di ‘dieta’ che gli Shipibo stanno passando ai loro pazienti/apprendisti.
Dare valore all’idea che per entrare in contatto con energie più sottili e più elevate dobbiamo essere più puliti e leggeri possibile, anche questo può essere di grande aiuto quando cerchiamo di ritrovare la tranquillità perduta.
Rompere la dieta infatti significa essere ‘bucati’, cioè minare le proprie difese energetiche e lasciare che qualsiasi tipo di energia, anche negativa, entri nel nostro sistema. Ecco perché ci si ammala.
Quando ci sentiamo tristi, depressi, annoiati o disperati, quando non riusciamo più a trovare il filo di chi siamo, dovremmo seriamente considerare cosa stiamo facendo nella nostra vita per permettere a queste energie basse di passare le nostre difese.
Dovremmo passare in rassegna la nostra ‘dieta’ quotidiana.
Come ci alimentiamo? Che tipo di programmi televisivi guardiamo? Che tipo di musica ascoltiamo? Che locali frequentiamo? Con che tipo di persone interagiamo?
Applicare la dieta nella vita quotidiana
Aver affrontato almeno una volta nella vita un periodo di ‘dieta’ sciamanica in senso stretto sicuramente aiuta ad applicarne i concetti anche alla vita di tutta i giorni. Un reset forzato del sistema e un periodo di introspezione profonda possono essere una chiave di volta per la nostra guarigione. Meglio sarebbe poter programmare ogni anno un periodo del genere per ‘rinfrescare la memoria’, come appunto prescrivono quasi tutte le tradizioni spirituali con i loro periodi di digiuno rituale.
Ma alla fine dei conti il concetto di dieta dovrebbe diventare parte del vivere quotidiano, non essere relegato solo a periodi specifici.
Dulcis in fundo, se guardiamo bene, questi sono concetti per niente estranei neanche ai principi dello yoga, secondo cui la pratica giornaliera delle asana deve servire proprio a questo, ad affinare giorno dopo la propria energia per eliminare in modo spontaneo e non coercitivo, quegli aspetti del proprio comportamento che invece di portare salute portano squilibrio.

Si laurea in Sociologia nel 2001 alla Sapienza di Roma, con una tesi sull’uso contemporaneo di sostanze psichedeliche. È ricercatrice spirituale dal 2004 e apprendista di medicina tradizionale amazzonica dal 2017. È autrice della trilogia autobiografica “Storia d’Amore e d’Ayahuasca”.
Concordo quanto letto. Desidero con tutto il cuore fare un lungo periodo di dieta disintossicante, fisico, mentale, e psicologico, devo lavorare come autonomo ancora per un anno, poi voglio la mente silenziosa, senza stress e rumori, un corpo pulito. Mentalmente mi sto preparando da diversi anni ma, mi sono incatenato senza rendermi conto in un sistema che io stesso mi sono costruito. Al tramonto (anche no) della mia vita cerco di svegliarmi da una lunghissima anestesia. Consigli onesti? Grazie
Ciao Sergio, che tipo di consigli stai cercando? Spiegati meglio, magari per email dove posso risponderti in privato.
Mentre x l’età… l’età è solo un numero, qualsiasi momento è quello giusto per iniziare a lavorare su di sé. Se vuoi