Il Ministero della Cultura ha dichiarato gli Ikaros del popolo shipibo-konibo-xetebo come Patrimonio Culturale della Nazione, perché costituiscono un elemento trasversale della cultura di questo popolo indigeno amazzonico e sono espressione della loro relazione intima e armoniosa con la natura, relazione che si stabilisce apprendendo direttamente da essa, curandola, ascoltandola e rispettandola.
FONTE: http://www.andina.com.pe/agencia/noticia-declaran-a-los-ikaros-del-pueblo-shipibo-konibo-xetebo-como-patrimonio-cultural-618212.aspx
Attraverso una Risoluzione Viceministeriale pubblicata oggi nel Giornale Ufficiale El Peruano, si indica che il popolo shipibo-konibo-ketebo é uno dei popoli indigeni piú numerosi dell’Amazzonia Peruviana. É composto da, approssimatamente, 32.000 persone raggruppate all’incirca in 150 comunità organizzate, ubicate nei dipartimenti di Loreto, Madre de Dios, Huánuco e, principalmente, Ucayali.
Il popolo shipibo-konibo-xetebo appartiene alla famiglia etnolinguistica pano e i suoi appartenenti parlano la lingua originaria shipibo-konibo. Come indica lo stesso nome, e come stabilisce il famoso antropologo Jacques Tournon, questo popolo é il risultato di un processo di fusione etnica e culturale tra i popoli shipibo, konibo e xetebo.
Come parte dell’universo culturale proprio del popolo shipibo-konibo-xetebo, gli ikaros, chiamati “besho” in lingua shipibo-konibo, hanno una presenza fondamentale. Gli ikaros sono canzoni di carattere sacro (che vengono per lo piú intonati durante le cerimonie di cura in cui lo sciamano assume ayahuasca [n.d.t.]) il cui componente centrale é la dimensione energetica e il cui proposito, nella maggior parte dei casi, é la cura, anche se non sempre sono relazionati in maniera diretta a fini terapeutici, né sono intonati solo dallo sciamano.
Sono considerati ikaros anche i canti prodotti dai disegni kené – che possono essere prodotti in contesto sciamanico oppure no -; certi canti che le madri cantano ai bambini nel momento di addormentarsi, come connessione affettiva e anche per favorire la loro buona crescita; canti dello sciamano al suo discepolo per l’iniziazione di quest’ultimo; canti per pescare; canti per trovare l’amore; canti per aiutare a morire una persona in fin di vita che sta soffrendo; e molti altri intonati in diversi contesti relazionati a vari aspetti della vita.
Allo stesso modo, si canta l’ikaro a un certo oggetto o cibo. Questo significa “caricarlo” di energia, attraverso il canto dello sciamano con propositi di pulizia, protezione, cura, o qualsiasi altra intenzione particolare. Per gli shipibo-konibo-xetebo, la parola e le vibrazioni del canto hanno potere e l’ikaro, come canto sacro e di potere, incide nella persona o nell’oggetto fino a raggiungere una trasformazione dello stesso.
É possibile distinguere tre dimensioni che fanno parte della struttura dell’ikaro shipibo-konibo-xetebo:
– La dimensione energetica o spirituale consistente nella forza spirituale immanente all’ikaro.
Si tratta dell’energia vibrazionale che trascende dallo sciamano verso l’oggetto o la persona che riceve il canto. La persona ‘ikarata’ si armonizza integrando il suo corpo e la sua mente, grazie alle forze e agli spiriti della natura. Il paziente diviene magnetizzato, protetto e curato. In questo modo l’ikaro si converte in un veicolo di cura.
– La dimensione musicale o sonora consistente nell’unione dei suoni emessi dallo sciamano, e che corrispondono ai canti espressi in maniera costante durante la sessione curativa.
Le melodie e il ritmo propri del canto possiedono un’estetica musicale peculiare di questa cultura. Possono esserci delle improvvisazioni o variazioni nel canto in ogni sessione, dipendendo dalle necessità del paziente a seconda della sua condizione, da quale spirito é necessario invocare, e anche secondo la tradizione familiare o la tradizione che dal maestro passa al discepolo.
Senza dubbio esiste una fonte comune e un repertorio musicale di base, poiché si tratta della stessa tradizione. Nel repertorio di ogni sciamano esiste un vasto e vario repertorio di canti e melodie, però la tonalità può essere molto simile tra il canto di uno sciamano e quello di un altro.
La norma porta la firma del Viceministro del Patrimonio Culturale e dell’Industria Culturale, Juan Pablo de La Puente Brunke.
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