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Ayahuasca: perché non parteciperai mai a una cerimonia ‘tradizionale’

con decreto ministeriale del 23 febbraio del 2022 il governo italiano ha inserito l’ayahuasca in tabella 1 (leggi qui »). Questo articolo non vuole incitare all’uso dell’ayahuasca ma solo informare, in un’ottica di riduzione del danno, chi ne continui ugualmente a far uso.

L’incontro con l’occidente ha così profondamente modificato il rapporto degli indigeni stessi con l’ayahuasca, che ben poco è rimasto della vera tradizione. Pensare di poter ricevere un trattamento “tradizionale” oggi, è pura illusione.

FONTE: https://chacruna.net/you-will-never-get-traditional-ayahuasca-treatment

di Carlos Suárez Álvarez

Avete mai pensato di visitare un centro per l’ayahuasca in Iquitos per sperimentare un trattamento medico “tradizionale”? Bene, dimenticatevene, perché non sarà possibile per un “gringo” come voi l’essere trattato in maniera tradizionale, nonostante ciò che questi centri annunciano nei loro siti.

L’uso della parola “tradizionale” nelle pubblicità non è una questione di malafede, infatti chi dirige questi centri, per lo più stranieri, ci credono per primi.

È un business. Io stesso ho constatato che ci sono almeno 40 centri per l’ayahuasca in Iquitos, la capitale della giungla peruviana. L’ultimo anno 10 di questi centri hanno accolto 4.000 visitatori, ciascuno dei quali è rimasto almeno una settimana, pagando dai 100 ai 200 dollari per notte, per un incasso totale di 5.600.000 dollari.

Veduta tipica di un centro di ayahuasca per “gringos” in Perù

Una tradizione moderna

Se tradizione significa un insieme di pratiche socio-culturali che vengono tramandate di generazione in generazione senza cambiamenti, allora i complessi ayahuasqueri in Perù non sono tradizionali, perché sono risultato di influenze eterodosse.

Accetto l’idea che ci sia un corpus di elementi comuni che potrebbe essere chiamato ‘tradizione’, ma preferisco usare allora la parola “locale”. Sebbene sia difficile dire in cosa consiste questa tradizione, è chiaro che il tipo di trattamenti studiato per gli stranieri non è “tradizionale”.

La foresta e il mercato

La pratica dell’ayahuasca in questa regione è un’espressione di ciò che l’antropologo Jürg Gasché1 chiama “società degli abitanti della foresta”: quelli che vivono dentro e fuori dalla foresta e sono caratterizzati da un notevole egualitarismo: nessun adulto può dire a un altro cosa fare o come, né ci sono misure coercitive per stabilire ciò che è ritenuto legittimo socialmente (come leggi, polizia o giudici).

Non ci sono gerarchie, né certi individui accumulano più ricchezze o potere rispetto ad altri. Le persone che non condividono di propria spontanea volontà la propria abbondanza sono sistematicamente derubate e malviste. Gli unici ruoli specializzati hanno a che fare con i generi, limitatamente a ciò che è sufficiente a far si che una coppia uomo/donna riesca a mettere insieme il necessario a vivere bene.

L’economia di mercato sta radendo al suolo il pianeta, a causa di un sistema produttivo iper specializzato, super complicato e ultra gerarchico, dove le persone non sono autonome, perché per provvedere a sé stesse devono accondiscendere a un gran numero di regole, e obbedire ai propri superiori. L’accumulo di denaro o potere è la base delle società moderne, e le persone che raggiungono questo status non solo sono ammirate, ma anche protette dalla legge, dalla polizia e dai giudici.

Gli attuali trattamenti medici “tradizionali” sono integrati nello schema dell’economia di mercato. Mentre sicuramente includono certi aspetti delle pratiche locali, ci sono differenze fondamentali nell’importanza e nella funzione di ogni singolo aspetto, come anche nelle aspettative, nei risvolti etici e nelle relazioni socio-economiche dei diversi partecipanti.

L’onanya – uomo saggio – Shipibo Pedro Pérez mentre tratta un neonato sulla riva del fiume Pisqui.

L‘ayahuasca è il fine

La prima differenza risiede nel ruolo che gioca l’ayahuasca. Localmente è uno strumento che il curandero usa per entrare nel mondo degli spiriti, canalizzare i canti che riceve da essi per curare, e catturare informazioni sulla malattia del paziente e sulle medicine di cui ha bisogno.

Accade spesso che il paziente locale non beva ayahausca, come nel caso delle cerimonie tenute dagli Shipibo, che sono attualmente gli sciamani più “popolari” in Iquitos. Nelle 10 cerimonie a cui ho partecipato nel piccolo villaggio di Vencedor, sul fiume Pisqui, non ho visto un solo paziente bere ayahausca.

Nei centri per turisti invece tutto gira attorno al fatto di bere ayahuasca, che è conosciuta come “la Medicina”, scritto in maiuscolo per dare enfasi. Un cliente può bere fino a sei volte in dieci giorni, che è un numero esorbitante in termini locali.

In alcuni centri non aderiscono alla pratica della “dieta” (l’astenersi da sesso, alcol e certi cibi), né danno ai pazienti piante medicinali diverse oltre all’ayahuasca, sebbene queste due pratiche siano ritenute dai locali come cruciali affinché la cura con ayahuasca sia efficace.

La purga e la visione

Gli abitanti della regione si riferiscono all’ayahuasca chiamandola “la purga”, che è una metonimia per il principale effetto del berla: l’espulsione, attraverso il vomito e la defecazione, delle “schifezze” che ci sono dentro lo stomaco del paziente, che sono strettamente correlate alle sue cattive energie: è una purga sia dello spirito che del corpo.

Il termine mareación (vertigini/nausea) si riferisce agli effetti fisici della pianta. A livello di uso locale la visione è sì ricercata, ma solo per cercare la causa della malattia del paziente o per vedere lo stato di salute di un parente che non è presente al rituale.

Per gli occidentali la principale attrattiva è il DMT, l’ingrediente attivo nella chacruna, l’arbusto amazzonico che viene cucinato assieme all’ayahuasca, e al quale di devono le visioni. Non è così facile avere le visioni: tuttavia l’ossessione degli stranieri novizi per le visioni esercita pressioni sugli ayahuasqueri che, per venire incontro alle loro aspettative, in alcuni casi aggiungono altre piante alla mistura usuale della liana di ayahuasca con le foglie di chacruna: ad esempio il toé (Brugsmansia sp.), che contiene scolopamina, ed è noto per intensificare le visioni, a scapito di possibili effetti collaterali anche pericolosi.

Questa propensione alle visione e al DMT si scontra con l’evidenza etnografica dell’uso locale. I termini più usati per la pozione medicinale – ayahuasca (in Perù e in Brasile) e yajé (in Colombia) – si riferiscono entrambi alla liana e al decotto stesso, indipendentemente dal fatto che contenga chacruna.

Alcuni gruppi etnici cucinano la liana senza altri additivi, come i Tucano, i Marubo, gli Achuar e i Matsiguenga. L’ultimo termine per la liana, kamarampi, significa “la medicina per vomitare”.

Un tradizionale setting usato per cucinare l’ayahuasca nella selva

Accumulare o non accumulare

L’idea che l’ayahuasqueo non chiedesse compensi per i suoi servizi prima del recente boom è sbagliata. La medicina delle piante in Amazzonia è un sistema medico aperto; i curanderi spesso ospitano in casa propria i pazienti che vivono in altri villaggi. A volte ce ne sono più di uno alla volta e, dato che il curandero non può occuparsi della propria sussistenza, è sottinteso che il paziente pagherà per quello che riceve, che sia con cibo, con lavoro, con altri beni o, preferibilmente, con denaro.

Dato che il medico è l’unico specialista in questo tipo di società, può essere tentato di accumulare denaro. Tuttavia, se non condivide i suoi beni in eccesso in modo accettabile, la società a cui appartiene correggerà l’ingiustizia con furti, insulti e accuse di stregoneria.

Invece il nuovo modello di mercato incoraggia l’accumulazione e l’ayahuasca si è trasformata nell’unico corpo di conoscenze locali che ha reso alcuni indigeni ricchi. La prospettiva dell’accumulo introduce una novità nelle pratiche abituali. Mentre il paziente è un peso per il curandero nel sistema tradizionale, nei centri ayahuasqueri ogni giorno di permanenza in più significa maggiori entrate.

Coscienza ambientale

Le società di abitanti della foresta mantengono un equilibrio tra sé stessi, come umani, e le altre specie dell’ecosistema, ma non perché amino la Natura, piuttosto perché la temono. Ci sono molti miti, e relative diagnosi di malattie, su come lo sfruttamento indiscriminato della foresta causerà la rabbia degli spiriti, come ad esempio il Madremonte (grossomodo traducibile con “La Madre Strega della Foresta”), che invieranno malattie ai responsabili.

Le relazioni sociali tra gli abitanti della foresta sono governate dalla reciprocità, ma questo è impossibile nella relazione tra umani e dueños (gli spiriti delle Piante Maestre della foresta) perché gli umani prendono e basta da loro, non danno nulla in cambio.

Dato che il principio della reciprocità è cruciale, come possono gli umani correggere questo squilibrio? Prima di tutto prendono solo ciò di cui hanno bisogno; in secondo luogo, attraverso rituali in cui simbolicamente restituiscono alla Natura con preghiere e offerte3.

Paradossalmente, l’enorme domanda di ayahuasca e il crescere del prezzo che si paga per essa, hanno avuto come effetto che la liana allo stato selvatico sta diventando sempre più scarsa nei dintorni di Iquitos. Questa è un’altra mazzata per la biodiversità della foresta.

La crescente domanda di ayahuasca minaccia gli insediamenti tradizionali in molte parti dell’Amazzonia peruviana.

Il trionfo della cristianità

Anche se le guarigioni che girano intorno all’ayahuasva (curanderismo ayahuasquero) incorporano aspetti della Cristianità, questo aspetto è penetrato nei rituali sono in maniera superficiale (invocazioni a Gesù, recite del “Padre Nostro”, etc.). Tuttavia sono proprio i turisti occidentali, disincantati rispetto alle loro stessa tradizione religiosa, che attaccano sentimenti cristiani ai trattamenti “tradizionali”.

La stregoneria è una parte integrante del sistema locale. È attraverso la stregoneria che le malattie più gravi sono causate dai maghi neri (brujos). Per curare il paziente il guaritore deve rimandare indietro il male all’aggressore. Questo ruolo duale significa che i curanderi si temono l’un l’altro, e a volte sono temuti persino dal paziente stesso.

Nessuno parla invece di stregoneria nei centri per turisti. Influenzati dal Cristianesimo, che identifica la spiritualità con la bontà disinteressata, i clienti si aspettano che lo “sciamano” (non più conosciuto come “mago/guaritore”) sia l’incarnazione della santità, e possono diventare vulnerabili a causa di questo.

L’influenza della terminologia

Il Cristianesimo ha anche influenze dovute ai termini che gli occidentali usano. La tendenza a riferirsi all’ayahuasca come “sacra” non ha nessuna giustificazione etnografica, perché i curanderi locali sanno che la medicina apre le porte al reame spirituale, ma sanno anche che questa realtà può essere sia divina che maligna.

In Shipibo l’ayahuasca è chiamata oni, la cui radice semantica è “sapere”, e appartiene alla categoria delle piante “rao” (medicina/veleno) 4. In Matsiguenga appartiene alla categoria delle piante kepigari5, ossia “quelle che intossicano”, e significa “la medicina per vomitare”.

Non è certo che “aya-huasca” significhi “liana dell’anima”; tradurre il termine con “liana amara” sarebbe più accurato. Nel dialetto Quechua che si parla nella regione peruviana di San Martin, una roccaforte per le pratiche con l’ayahuasca, la parola ayak significa “amaro”6. Tra gli stessi guaritori l’amarezza delle piante è sinonimo del loro potere curativo. Inoltre il missionario Franz Xavier Veigl, che ha viaggiato nella regione del Marañon intorno al 1760, scrisse: “Tra le piante degne di note la prima è l’hayac-huasca, che significa ‘pianta amara’, usata per pratiche superstiziose come la stregoneria.7

Indipendentemente dai loro benefici terapeutici, su cui non c’è dubbio, i trattamenti moderni non sono “tradizionali”. Piuttosto, al pari di questo articolo, sono un’altra espressione di un mercato in espansione, e sono parzialmente responsabili della scomparsa delle ultime società autonome sopravvissute al mondo, insieme alle loro conoscenze.

NOTE

1) Jürg Gasché and Napoleón Vela
Sociedad Bosquesina (Iquitos, IIAP, 2011).

2) Glenn Shepard Jr.,
“Will the Real Shaman Please Stand Up?”, in Ayahuasca Shamanism in the Amazon and Beyond, eds. Bia Labate and Clancy Cavnar
(New York: Oxford University Press, 2014).

3) GaschéSociedad Bosqueina.

4) Jacques TournonLa Merma Mágica (Lima: CAAAP, 2002).

5) Shepard, “Will the Real Shaman Please Stand Up”? 

6) Joshua Homan, personal communication.

7) Justin Williams
Investigating a Century-Long Hole in History: The Untold Story of Ayahuasca From 1755-1865 
(Undergraduate diss., University of Colorado, 

Redazione Ayainfo

Questo articolo è stato tradotto dall'originale e l'autore dello stesso è menzionato all'inizio del testo. Per conoscere maggiori informazioni sull'autore seguire il link che cita la fonte.

2 commenti

  1. Grazie per questo approfondimento, ci fa capire quanto sbagliato sia l’approccio occidentale,giudaico-cristiano, alla realtà.
    Vi chiedo : come comportarsi con il sistema ayahuasca ? Abbandonare il suo sentiero…no !
    sarò grato a chiunque voglia dare un contributo di conoscenza pratica.

    1. In realtà non credo che sia niente di male nell’approccio giudaico-cristiano, come lo chiami tu, è solo diverso. L’importante è sapere dove ci troviamo, ovvero non farci prendere in giro ed abbindolare da chi millanta tradizioni né da chi le rinnega. Sono due facce della stessa medaglia.
      Come comportarsi, lo abbiamo spiegato tante volte, non esiste la bacchetta magica, bisogna avere la pazienza di aspettare che l’ayahuasca entri nella nostra vita come e quando dice lei, senza cercare scorciatoie.
      Un abbraccio!

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